“Fuoco e Ghiaccio – Islanda 2000”

 

01/07/2000      Sabato      1° Giorno

Bologna – Milano – Keflavík – Reykjavík

Partenza da Bologna nel pomeriggio dopo un giro per la cittŕ a raccogliere tutti i viaggiatori.

Viaggio tranquillo lungo l’autostrada fino a Busto Arsizio dove rimaniamo per un po’ di tempo in coda a causa di un incidente.

Sbrighiamo le formalitŕ del parcheggio e finalmente eccoci a Malpensa 2000.

Check in, una veloce cena e si aspetta, tipico atteggiamento del passeggero d’aereo.

Decolliamo in ritardo, tipico di ogni aeroporto, ed č buio; volo tranquillo e si atterra a Keflavík nella nebbia lucente.

Veniamo accolti dall’autista dell’organizzazione che ci porterŕ a Reykjavík.

Visto l’ora fin troppo mattiniera, durante il viaggio verso la cittŕ questo buon uomo si dimostra notevolmente assonnato, o ubriaco, ma per fortuna arriviamo sani e salvi all’albergo “Sjómannaheimiliđ Örkin” pur senza capire molto su cosa ci aspetta domani.

Prima notte alla luce in camere decisamente fantasiose: una comprendeva anche una simpatica pianola, purtroppo staccata se no… immagina il concertino!

 

02/07/2000      Domenica   2° Giorno

Reykjavík – Ţingvellir – Geysir – Gullfoss

Scopriamo che ci prelevano all’albergo (ecco il famoso “pick up” di cui parlava l’ubriaco!)  e che ci portano alla sede dell’agenzia organizzatrice locale “Terra Nova”, dove ci viene consegnata la macchina noleggiata.

Surprise! L’auto non č una Kangoo ma bensě una Scenic, molto meglio!

Partiamo per Ţingvellir, zona storica per la presenza dell’antico parlamento islandese e d’interesse geologico per il fenomeno delle faglie tettoniche legate alla dorsale oceanica; infatti, qui si nota in maniera evidente la spaccatura e l’allontanamento fra la zolla europea e quell’americana (si puň passare dall’una all’altra con pochi passi).

Giro per la zona fra canyon (Almannagjá, Flosagjá, Lögberg), cascata (Öxarárfoss) e fiume (Öxará) in mezzo ad una manifestazione per i mille anni del cristianesimo in Islanda.

Vicino alle sponde del lago Ţingvallavatn raggiungiamo una delle prime chiese d’Islanda, la Ţingvallakirkja, fino al tradizionale lancio della moneta nella fenditura di Peningagjá, una specie d’oracolo islandese, per poi rifocillarci su un prato sotto un insperato caldo sole, e primo contatto con le locali bibite gasate, un vero terremoto interiore con tipico effetto sonoro.

Ritorniamo al parcheggio per scoprire che non possiamo andar via dato che per quella manifestazione la strada č bloccata fino a tarda ora.

In qualche modo “parliamo” con gli agenti della nostra situazione, i quali ci acconsentono, sotto stretta scorta motociclistica, di ritornare indietro verso Reykjavik: dovevamo andare dall’altra parte ma purché si vada … la finale dell’Italia a Euro 2000 ci aspetta!

Lasciamo la scorta dopo aver assistito ad una simpatica pantomima fra l’agente “cavaliere” e una donna che con la macchina cerca di passare sotto un nastro delimitatore: lo spezza con l’antenna dell’autoradio e lo devono riannodare, cosa non semplice a causa del vento che imperversa.

Giriamo intorno al lago su una strada quasi sempre sterrata e scopriamo i diversi paesaggi tipicamente islandesi: montagne che si specchiano nel lago, immensi campi di lava, centrali geotermiche e lontane, ma sempre presenti, cime innevate.

Prendiamo la strada per Laugarvatn e poco dopo giungiamo a Geysir, zona famosa per le sorgenti di acqua calda, le pozze bollenti e il famoso geysir di Stokkur che erutta ogni 5 minuti circa, mentre gli altri che lo circondano non funzionano piů.

Che fatica aspettare il momento buono per lo scatto fotografico migliore!

Un giro per la zona e poi continuiamo sulla strada per raggiungere la cascata d’oro di Gullfoss che si tuffa su due dislivelli in un profondo canyon per un balzo massimo di 32 m.

L’ammiriamo da tutte le posizioni anche la piů vicina e, naturalmente, la piů bagnata, visto il vento sempre presente e l’intensitŕ dell’acqua in caduta.

Ritorniamo indietro, in tutta fretta c’č la partita che ci aspetta, per scoprire il cratere di Keriđ con un laghetto sul fondo e i versi degli uccelli come sottofondo.

Passiamo per Skálholt, con uno sguardo verso la moderna chiesa, e arriviamo poco dopo alla fattoria “Syđra - Langholt” dove veniamo accolti con gentilezza e soprattutto con la possibilitŕ di vedere in tv la partita: la piscina all’esterno non ci interessa!

Č andata male, malissimo, come la Ferrari da notizie avute via SMS dall’Italia, e anche la cena con una simpatica brodaglia ed un incognito salsicciotto tipo cotechino (ma non si sa di che carne sia) non č proprio entusiasmante, per fortuna il padrone di casa si mostra affabile e cortese.

Consoliamoci nella serata con l’apertura del torneo a carte di briscola, scopone e sbarazzino.

 

03/07/2000      Lunedě       3° Giorno

Lungo La Costa Sud – Kirkjubćjarklaustur

Partenza verso il sud dell’isola lungo la strada circolare, la n°1, sotto un cielo piovigginante.

Dopo una sosta a Hella ci avviciniamo ai grandi ghiacciai dell’Islanda, attraversando le prime distese di sabbia nera glaciale, chiamate sandur, un violento incontro fra la lava dei vulcani, il ghiaccio e l’acqua del mare.

Prima tappa alla cascata di Seljalandsfoss, la particolaritŕ di questa alta cascata (65 m) č che la si puň circumnavigare transitando praticamente sotto con, grazie al vento, relativa doccia.

A fianco si nota un’altra cascata detta Gljúfurárfoss, ma il tempo č inclemente e ci siamo giŕ bagnati abbastanza.

Seconda tappa per un’altra cascata, quella di Skógafoss, alta 62 m, e, non contenti come prima della solita visuale, scaliamo su per un impegnativo sentiero fino a giungere a fianco del balzo: una gran bella faticata per un’emozionante visuale.

Per riposarci e riscaldarci una breve sosta con una tazza di cioccolata calda con panna e biscotti in un bar che, nella lavagna segnalante il menů giornaliero, propone anche una non molto invitante “pasta alla bolognese”! Mah!

Cosě pieni di energia affrontiamo un’avventurosa escursione, raggiungendo una lingua del ghiacciaio Mýrdalsjökull detta Sólheimajökull.

Dopo un accidentato percorso sterrato e un’accidentata passeggiata raggiungiamo e tocchiamo con mano il ghiaccio, vero ghiaccio anche se sembra carbone dato che č ricoperto di polvere nera, residuo dell’incessante attivitŕ vulcanica della zona (il Katla che sonnecchia lě sotto) e del continuo movimento dei ghiacciai, un divertente giro in un posto davvero ai limiti della realtŕ.

Si continua l’avventura con l’escursione sulla scogliera di Dyrhólaey alla ricerca dei pulcinella di mare e altri uccelli che vi nidificano.

Sull’orlo di questo impressionante sperone di roccia, alto 120 m, in riva all’oceano atlantico, si gode di una splendida vista sulle infinite distese di sabbia nera e sui faraglioni della zona, anche se la giornata non č delle migliori con le nuvole basse che tagliano i rilievi dell’interno.

Inoltre sporgendosi un po’ si possono vedere e fotografare da vicino gli abitanti di questa scogliera.

Un salto al villaggio di Vík per un po’ di shopping nella famosa fabbrica-negozio di prodotti lanieri e riposo nei pressi della rosticceria locale.

Continuiamo sulla strada che attraversa prima le distese di sabbie nere glaciali del Mýrdalssandur (attenzione alle tempeste di sabbia!) e poi i campi lavici con gli insoliti pseudocrateri del Landbrot formati dal vulcano Laki nel lontano 1783.

Raggiungiamo il villaggio di Kirkjubćjarklaustur, un nome impronunciabile per un paesino senza pretese, al contrario di quel che č indicato sul nostro programma di viaggio.

Notiamo la cascata locale detta Systrafoss e poi partiamo alla ricerca dell’isolata fattoria “Hunkubakkar” sulla strada per la cima del Laki.

Sistemazione in una casettina con camerette aventi persino un cucinino incorporato e seconda apparizione della simpatica brodaglia, stavolta dal vago sapore di funghi, alla cena locale.

Notiamo un simpatico canestro da basket, purtroppo inclinato, prima che scenda la notte, ma non il buio, con appassionanti match a carte.

 

 

04/07/2000      Martedě     4° Giorno

Kirkjubćjarklaustur – Skaftafell

Su suggerimento della guida EDT, fedele compagna di viaggio, ci inoltriamo alla ricerca del canyon Fjarđrárgljúfur scavato dal fiume Fjarđrá, una piccola escursione davvero intrigante; peccato per il tempo perennemente perturbato e attenzione agli escrementi animali sul sentiero.

Ritorniamo sulla strada maestra per una sosta a Foss á Siđu, un piccolo villaggio dove c’č un’esile ma bella cascata e di fronte sorge l’affioramento di spettacolari colonne basaltiche di Dverghamrar.

Altra tappa a Núpsstađur, piccola fattoria sotto le scogliere occidentali del Lómagnúpur dove c’č una chiesetta col tetto di torba, dedicata a S. Nicola, tuttora attiva.

Continuiamo in mezzo al Skeiđarársandur, ancora impressionanti distese di sabbia nera fra numerosi torrenti formati dal Skeiđarárjökull, lingua di ghiaccio che nasce dal grande Vatnajökull, e che domina il panorama sul fianco sinistro del nostro spostamento fino a Skaftafell, il secondo parco nazionale dell’Islanda.

Dal parcheggio partiamo per un impegnativo sentiero verso la spettacolare cascata fra colonne basaltiche di Svartifoss; lungo il cammino notiamo anche le cascate di Heygötufoss e Magnúsarfoss.

Dopo circa 40 minuti arriviamo alla cascata piů famosa d’Islanda per l’insolita cornice che le appartiene, poi ci dirigiamo verso Sjónarsker dove c’č una ruota di orientamento e uno spettacolare panorama sullo Skeiđarársandur e tutta la zona circostante.

Ritorniamo al parcheggio su  un altro sentiero per un breve riposo e poi proseguiamo in direzione del ghiacciaio di Skaftafellsjökull, altra lingua del grande Vatnajökull.

Escursione ai limiti del ghiaccio in mezzo a sassi e sabbia fino al fianco di un fiume che nasce lě giŕ impetuoso, altro paesaggio davvero unico.

In serata arriviamo alla guesthouse “Hof 1” a Hof, un posto strano con i locali principali da una parte e le casette per il pernottamento, alle quali ci accompagna una giovane ragazza di origini eschimesi e che indossa buffe ciabatte, dall’altra parte del villaggio.

Ritorniamo a Skaftafell per la cena dove scopriamo alla richiesta del conto che le birre e il dolce erano “gratis”!?! Chissŕ la simpatica brodaglia!

Fine della giornata a giocare a carte nelle strette camere, una ipercalda a causa del termosifone al massimo e l’altra fredda perchč in quest’ultima il termosifone č rotto.

 

05/07/2000      Mercoledě   5° Giorno

Skaftafell – Hofn – Djúpivogur

A colazione scopriamo che esiste una specie di Nutella islandese, non esitiamo a provarla e a scoprire che non č male!

Č una bella giornata e riprendiamo la strada sulla costa sud verso la profonda (150 m) laguna glaciale di Jökulsárlón, dove galleggiano centinaia di iceberg, di ogni forma e grandezza, che si staccano dal ghiacciaio di Breiđamerkurjökull per arrivare dopo circa 6  anni al mare.

Un piccolo giro esplorativo del posto in attesa della gita in barca (1.500 Ikr) in mezzo a questi iceberg su un “sicuro” gommone a motore. A dire il vero c’erano anche barche piů comode e piů grandi ma il nostro gruppetto (9 persone in tutto) č troppo piccolo ed allora si opta per la piccola imbarcazione.

Piů ci si inoltra nella laguna piů il freddo si fa intenso ma lo spettacolo offerto merita davvero un sacrificio.

Il fido guidatore islandese ci raccoglie un pezzo di ghiaccio purissimo per mostrarcelo e per toccarlo con mano: una bella freschezza e trasparenza!

Sosta di ristoro a Höfn per assistere all’impressionante arrivo della nebbia sulla costa.

Si riparte in direzione delle lagune del Lónsörćfi e dei fiordi orientali.

Dalle parti di Stafafell la guida EDT descrive un’imponente vallata di riolite detta Hvannagil sulla riva orientale dello Jökulsá í Lóni.

Ci abbiamo provato ma non siamo riusciti a trovare la giusta imboccatura; una spiegazione della strada un po’ piů accurata da parte della guida non sarebbe male.

Ci inoltriamo nei primi fiordi orientali di Álftafjörđur e di Hamarsfjörđur che potrebbero essere interessanti dal punto di vista paesaggistico ma il nebbione che ci perseguita lungo la costa da oggi pomeriggio ci toglie ogni visuale, peccato.

Arrivo a Djúpivogur, un tranquillo villaggio di pescatori all’imboccatura del fiordo Berufjörđur dove pernottiamo all’Hótel Framtíđ, un bell’albergo di legno con, surprise!, la TV e il bagno in camera: ma non erano esclusi? Boh?

Festeggiamo l’avvenimento cenando nel ristorante dell’hotel, visto anche il brutto tempo, finendo la serata a giocare a carte, un classico ormai, nella tavernetta locale.

 

06/07/2000      Giovedě      6° Giorno

Djúpivogur – Egilsstađir

Oggi il programma propone due opzioni, una verso l’interno e l’altra lungo i fiordi.

Propendiamo decisamente per la seconda, visto anche le discrete condizioni del tempo.

Concludiamo il fiordo Berufjörđur fino ad arrivare a Breiđdalsvík e poi a Stöđvarfjörđur dove diamo un’occhiata al giardino di Petra Sveinsdóttir che offre la visione di strane cianfrusaglie oltre ad una notevole quantitŕ di pietre, delle quali vi č all’interno della casa un’interessante collezione (Steinasfn Petru).

La strada dei fiordi ci porta prima a Fáskrúđsfjörđur, alla cui imboccatura ci sono gli isolotti di Andey e Skrúđur, poi a Reyđarfjörđur, con sosta pranzo, fino a Eskifjörđur, un bel villaggio che ci accoglie con una strana chiesa e una cascata a scalini.

Vediamo i murales rappresentanti alcune scene di vita tradizionali del paese a firma dell’artista ispano-islandese Baltasar su un lato del capannone per l’impianto di congelamento e ci inoltriamo lungo il fiordo alla vana ricerca di una vecchia miniera di spato (calcite) abbandonata.

Lasciamo il fiordo per inoltrarci verso l’interno fino ad Egilsstađir, localitŕ vicino al lago Lögurinn che non č altro che il corso del fiume Lagarfljót che si allarga molto e dove, narra la leggenda, visto la forma lunga e stretta del lago, vive un mostro marino detto Lagarfljótsormurinn o “The Serpent”, come annunciato in un manifesto turistico.

Un giretto per vedere la chiesa, il centro commerciale e dare un’occhiata ai posti di ristoro del luogo visto che ci dobbiamo fermare due notti ed infine saliamo su una collina rocciosa dove c’č la classica ruota d’orientamento e da dove si puň godere di un panorama completo del paese e della zona circostante.

La costruzione della guesthouse “Gistiheimiliđ Egilsstađir”, risalente al 1903 e nostro pernottamento, sorge su una sponda del lago di fianco ad un allevamento bovino e ha la particolaritŕ di avere le camere oltre che piccole anche in discesa!

Particolaritŕ confermata anche da altri turisti italiani che ne hanno lasciato testimonianza nel consueto libro mastro che si trova in quasi tutti i punti di passaggio turistico. Qui inizia la saga della Micra bianca che vediamo parcheggiata davanti alla guesthouse, con un giuramento sul fatto che sia occupata da due “splendide” ragazze: infatti, poco dopo, arrivano gli occupanti, una signora sulla cinquantina ed il marito, pelato e con i baffi!!

Cena al “Bítinn” presso la stazione di servizio Shell con l’allegra pantomima di un’ordinazione stravagante: Fish & Chips e sono arrivate solo le patatine! Chissŕ cosa avevano capito! Vero Bimbo? Comunque rimediamo da buoni italiani e forse ci guadagniamo anche.

Partitone a carta nella tavernetta del casolare in discesa mentre inizia a piovere.

 

07/07/2000      Venerdě     7° Giorno

Lögurinn e dintorni di Egilsstađir

Il programma prevede 3 opzioni: scegliamo il giro del lago con escursione verso la cascata di Hengifoss anche se la giornata non promette nulla di buono.

Costeggiamo le sponde dal lato sud dove attraversiamo la foresta piů estesa d’Islanda, Hallormsstađur, che non č altro che lo sviluppo di un progetto di rimboschimento della zona come testimoniato dalle fin troppo ordinate file degli alberi che la compongono.

Spostandoci sulla sponda nord notiamo un’insolita costruzione in pietra, Skriđuklaustur, un vecchio monastero ora istituto per la ricerca agricola fino all’inizio del sentiero per Hengifoss, la terza cascata d’Islanda per altezza (110 m).

Dalla strada per via delle nuvole basse non si vede il ciglio della cascata, altitudine circa 500 m!

Iniziamo il cammino per scoprire lungo il canyon diverse cascate fra cui la bella Lítlanesfoss circondata da colonne di basalto.

Tira vento e inizia a piovere, non č proprio il tempo ideale per scalare questo sentiero da capre!

Dopo tre quarti d’ora arriviamo alla sospirata cascata detta sospesa dato che non si vede da dove cade l’acqua: č un gran bello spettacolo, soprattutto quando esce il sole che colora il paesaggio.

Dopo una sosta per riposarci e asciugarci un po’e una foto di gruppo scattataci da un turista francese (?) che, non si sa per quale motivo, ne vuole fare due (!), prendiamo la lunga discesa verso il parcheggio per poi terminare il giro del lago ritornando alla guesthouse.

In mezza giornata abbiamo giŕ esaurito un’opzione, cosě, dopo esserci cambiati e rifocillati alla buona nella tavernetta della guesthouse, decidiamo di fare una parte di un’altra escursione verso nord e verso l’oceano pur senza avvicinarci troppo perché la strada devia prima.

Lungo il tragitto di ritorno, costeggiando il fiume Lagarfljót, diamo un’occhiata alle rapide di Lagarfoss, formate dall’installazione di una centrale idroelettrica, e ad una scala di monta a fianco delle rapide che permette ai salmoni di risalire la corrente senza intralciarsi nel lavoro della diga.

In serata cena al “Essoskállin” presso la stazione di servizio Esso di Egilsstađir dove mangiamo un buon piatto di costolette d’agnello con una deliziosa salsa di funghi e, surprise!, la Pepsi č gratis, veramente!

Durante il giretto digestivo notiamo il campo da calcio del paese e, surprise!, c’č anche un pallone.

Da buoni italiani che quando vedono una palla non resistono a dargli dei calci e a correrci dietro, non esitiamo a dare un po’ di spettacolo.

Concludiamo la giornata, come da abitudine, con spettacolari sfide a carte.

 

08/07/2000      Sabato      8° Giorno

Egilsstađir – Dettifoss – Húsavík

Oggi ci aspetta un tappone che abbiamo definito dolomitico, sarŕ dura, vista anche l’espressione decisamente tirata che ha il padrone della guesthouse questa mattina.

Giŕ l’inizio č disagevole, la strada circolare, la n°1, la piů importante dell’Islanda presenta un tratto sterrato quasi impraticabile per la presenza di lavori e di una miriade di sassi presenti sul manto (?) stradale che costeggia il fiume Jökulsá á Dal: per fortuna c’č il sole!

Continuiamo verso l’interno dell’isola, trovando finalmente condizioni di strada piů accettabili, per entrare in un paesaggio soprannaturale ed incredibile, l’immenso altopiano di Möđrudalsheiđi.

Ai nostri occhi si presenta un panorama completamente desertico che fa assomigliare in modo impressionante l’Islanda alla Luna; non a caso gli astronauti americani scelsero queste zone come terreno di addestramento per prepararsi alle condizioni lunari per le loro missioni spaziali.

Superate queste zone davvero inimmaginabili la strada ci porta al bivio per Dettifoss, dove bisogna decidere che tragitto seguire.

Il programma ci indica una mulattiera piena di buche e un giro a ritroso nel parco nazionale dello Jökulsárgljúfur mentre la cartina ci mostra una strada per fuoristrada che ci porta alla cascata dalla parte occidentale, punto d’osservazione migliore e completo come suggerito dalla guida.

Propendiamo per questa, quindi attraversiamo il fiume Jökulsá á Fjöllum, che ha formato i grandi canyon e le varie cascate che vedremo lungo tutto il parco nazionale, su un ponte stile Brooklyn.

Un ultimo attimo di indecisione all’imbocco del tratto per fuoristrada ma ..... non si torna indietro!

Č stato molto difficile ma ce l’abbiamo fatta, ora gustiamoci Dettifoss, la cascata piů potente d’Europa sebbene sia alta solo 44 m, ma la massa d’acqua in caduta č davvero impressionante.

Peccato per il forte vento che soffiando verso di noi ci manda addosso miriadi di gocce sollevate dalla potenza della cascata e ci bagniamo lo stesso pur rimanendo a ragguardevole distanza.

La tentazione di andare vicino al salto d’acqua era molto sentita ma il farsi un’altra doccia fuori programma, soprattutto non adeguatamente coperti, non era il massimo.

Da Dettifoss seguendo a monte il fiume raggiungiamo Selfoss un’altra bella cascata con un salto di appena 11 m ma molto scenografica.

Riprendiamo lo scomodo tragitto stradale fino al Hólmatungur, un’area rigogliosamente verde dove il fiume si butta con rapide in un canalone ed č dominato da una svettante roccia basaltica e dove il torrente Hólmá si butta nello Jökulsá á Fjöllum con una pittoresca cascatella detta Hólmáfoss.

Impressiona la diversitŕ di colore delle acque dei 2 corsi, il piccolo Hólma di colore blu intenso e il grande Jökulsá á Fjöllum reso quasi grigio dalle miriadi di detriti lavici e rocciosi che si porta dietro da chilometri.

Continuando verso nord raggiungiamo, senza miglioramenti di strada, l’area di Vesturdalur, un posto dominato dalle rocce dell’eco, Hljóđaklettar, immensi pinnacoli rocciosi di formazione basaltica dalle forme piů strane e dalle mille direzioni.

Ultima tappa nel parco dello Jökulsárgljúfur č Ásbyrgi, un canyon a forma di ferro di cavallo pieno di vegetazione e uccelli.

Ormai č ora di scappare verso Húsavík transitando, all’ingresso del fiordo di Skjálfandi, nel punto piů a nord che toccheremo in questo viaggio.

Alla richiesta dell’equipaggio di giungere alle 19,30 al paese, il fido guidatore con molta tranquillitŕ ci fa arrivare alle … 19,30 precise!

Il nostro pernottamento in questa deliziosa cittadina č l’accogliente “Gistiheimiliđ Árból”, mentre la cena a base di pesce la consumiamo ottimamente, innaffiandola addirittura con vino cileno, al “Gamli Baukur”, pittoresco ristorantino sul porto. Nel ristorante appaiono due ragazze misteriose che, surprise!, si scopre essere le occupanti della famosa Micra bianca!

Siamo vicino al circolo polare artico e si sente, il vento č veramente fresco, 4° C!

Il dopo cena consiste in una lavata alla macchina (tutto gratis!), ne aveva bisogno, e nell’inseguimento alle tedesche (?) della Micra bianca, riconosciute al ristorante, fino al camping del paese.

 

09/07/2000      Domenica   9° Giorno

Húsavík – Mývatn

Oggi č domenica, il giorno ideale per una gita al lago, c’č il sole ma anche il vento.

Dopo un ultimo sguardo a Húsavík, al suo porto, alla chiesetta e alle cime innevate della sponda opposta del fiordo partiamo per Mývatn.

Sulla strada sosta per l’avvistamento di un cratere che in realtŕ era una discarica di pietre: attenzione agli scherzi della Fata Morgana!

Raggiunte le sponde del lago risaliamo verso la zona geotermica del Krafla, dove c’č una grande centrale elettrica ed immensi campi di lava di recente formazione: l’ultima eruzione nella zona risale al 1984.

Un intero giro sul cratere Viti, che vuol dire inferno, per vedere il lago formatosi al suo interno, il paesaggio circostante con la netta distinzione dei campi di lava generati in epoche diverse, per sentire il boato dei soffioni d’estrazione del vapore aggirandosi fra il laghetto e le solfatare presenti appena dietro il cratere.

Subito dopo puntiamo verso il cratere di Leirhnjúkur, una passeggiata che, dopo un laghetto di fango bollente, ci porta in mezzo alla lava giovane ancora fumante di gas.

Da lontano notiamo la fessura Kröfluöskjunni, responsabile di quest’ultima attivitŕ vulcanica, mentre ci divertiamo a balzare da un pezzo di lava all’altro, cose dell’altro mondo.

Ritornando verso il lago ci fermiamo per un veloce giro a Hverarönd, un campo geotermico pieno di pozze di fango ribollente, solfatare e fumarole turbolenti, poi valichiamo il passo di Námaskarđ e notiamo un impianto geotermico per la lavorazione delle diatomee.

Raggiungiamo Reykjahlíđ per sosta pranzo e sistemazione presso il “Gistiheimiliđ Birkihraun 11”.

Cominciamo il giro del lago Mývatn o “lago dei moscerini” con la visita al sito labirintico di Dimmuborgir, una zona che comprende una moltitudine di lava solidificata nella forme piů strane e particolari fino alla grotta lavica detta Kirkjan (“Chiesa”).

A fianco di questi contorti pilastri e archi naturali c’č il classico cratere vulcanico di Hverfell e, lungo la strada, il promontorio di Höfđi.

Finiamo il mezzo giro del lago giungendo a Skútustađagígar, a sud del lago, dove sono presenti diversi pseudocrateri, un classico di questa zona.

Ritorniamo alla guesthouse per scoprire che la doccia, che si allaga, e i servizi sono al piano di sotto, a fianco della porta d’ingresso della casa e si forma cosě una fresca corrente che entra dall’ampia fessura in basso: veramente confortevole!!

In serata cena presso il “Gamli Bćrinn” dove proviamo una simpatica brodaglia di pesce, con bis gratuito, poi un po’ di shopping e visita alla chiesetta del paese, tuttora circondata dalla lava di un’antica colata che non danneggiň la costruzione.

Solito finale in ardimentose partite a carte, surprise!

 

10/07/2000      Lunedě       10° Giorno

Mývatn – Akureyri

Oggi ci tocca un piccolo tragitto, quindi terminiamo il giro del lago passando sotto il Vindbelgjarfall e sopra il Laxá, il sole ci insegue.

L’unica tappa interessante č rappresentata dalla cascata di Gođafoss (“cascata degli Dei”) alta appena 12 m ma molto larga e ispezionabile con facilitŕ da tutti i due lati.

Infine entriamo nell’Eyjafjörđur alla cui imboccatura sorge Akureyri, la seconda cittŕ dell’Islanda.

Sistemazione in due tempi nel “Lykihótel Norđurland”, un’affascinante accoglienza ma pessime notizie dal Tour de France con Pantani in difficoltŕ; anche qui da segnalare il bagno e la TV in camera, non male.

Giro per la cittŕ toccando la basaltica chiesa Akureyrarkirkja, lo stile geologico č molto in voga in Islanda, e il passeggio pedonale Hafnarstrćti salendo verso la ruota panoramica con la statua di Helgi il Magro poco dopo lo stadio.

Ritorno verso il centro lambendo la zona marittima dove non disdegniamo una sosta sotto un caldo sole vicino a tante anatra con i loro piccolini.

Diamo un’occhiata ai prezzi dei ristoranti del luogo, un po’ di shopping, un saluto (ma ti ha riconosciuto?) ad una delle famose tedesche (?) della Micra bianca e ritorno all’hotel.

Stasera una cenetta deliziosa a base di pesce al “Greifinn” (ma quanti erano i gamberi fritti?).

10 luglio, non č esattamente il periodo per il vero spettacolo del sole a mezzanotte ma …

Siamo ad Akureyri, nella zona settentrionale dell’isola, ad un passo dal circolo polare artico ed č una giornata serena e si dovrebbe veder tramontare il sole verso mezzanotte.

Decidiamo di inseguirlo per riuscire ad assistere a questo insolito, per noi, fenomeno.

Puntiamo verso nord seguendo il fiordo fino a Ólafsfjörđur, villaggio piů vicino al Polo, passando sotto un pittoresco tunnel, una lunga grotta scavata senza alcun rivestimento.

Il sole cala ma non troviamo la posizione adatta per vederlo, con tutti i promontori che ci sono in giro, cosě ritorniamo indietro verso Dalvík un po’ sfiduciati finché non notiamo che il sole illumina ancora un piccolo villaggio di pescatori, Lítla Árskógssandur.

Ci precipitiamo sul posto e, nonostante la presenza in mezzo a questo fiordo dell’isola di Hrísey, riusciamo a immortalare questo spettacolo a mezzanotte e un quarto. Missione riuscita!

Anche se non č il “vero” sole di mezzanotte č comunque un’indescrivibile ed emozionante visione.

Č incredibile la quantitŕ di luce che si ha ancora a quell’ora e i colori e le ombre, fuori dall’ordinario, che avvolgono tutto il fiordo.

Con soddisfazione torniamo verso le nostre camerette per un’altra dormita al chiarore di queste notti nordiche.

 

11/07/2000      Martedě     11° Giorno

Akureyri – Blönduós

Partenza attraversando la valle di Öxnadalur colorata da alcune cime innevate, il tempo č variabile mentre il paesaggio appare troppo monotono.

Arriviamo a Varmahlíđ per deviare verso l’imboccatura del fiordo Skagafjörđur, giungendo dapprima a Glaumćr dove sorge un’antica fattoria con il tetto coperto di torba che testimonia la vita passata degli islandesi con un’accurata ricostruzione d’epoca.

Continuiamo fino a Skagaströnd, un villaggio abbastanza insignificante con un paesaggio rovinato dal peggioramento del tempo.

Ritorniamo sulla strada maestra per visitare un’altra chiesa col tetto di torba a Víđimýri e per giungere, sotto la pioggia, a Blönduós, un paesino diviso in due dalla foce del fiume Blandaá dove non passa inosservata la fantasiosa chiesa locale.

Come profughi ci ristoriamo su una panchina quasi coperta dietro alla stazione di servizio Olís, la Micra bianca riappare come un veloce miraggio, per proseguire verso il brutto e isolato casermone dell’Hótel Edda di Húnavellir sulle sponde del lago Svínavatn.

Ma l’apparenza nasconde alcune cose interessanti: infatti, scopriamo che č a disposizione una palestra e la piscina riscaldata all’aperto.

Con questo tempo e cosě isolati che c’č di meglio di qualche tiro a basket (chi l’avrebbe mai immaginato), qualche bordata a calcetto, soprattutto dell’inserviente locale, (che spettacolo! Ma era destro o mancino?) per finire, sotto un cielo nuvoloso, a bagno nel teporino della piscina riscaldata. A mollo in un’acqua decisamente calda, con la possibilitŕ anche di ritemprarsi con un idromassaggio un po’ artigianale, Islanda no limits!

“Non andare di lŕ che entri nello spogliatoio femminile”, infatti …

Per la cena ritorniamo a Blönduós per vedere quale stazione di servizio ci darŕ da mangiare questa sera. Optiamo per il “Blönduóskállin” nei pressi della Olís dove avventurosamente smangiucchiamo quel che capiamo dalla traduzione simultanea del menů: “Oggi il pesce non c’č!” dice la ragazza al bancone e noi, sicuri di aver afferrato tutto, ordiniamo con tranquillitŕ inaspettata 4 Fish and Chips!! Dopo, optiamo per delle cotolette di pollo, unico piatto disponibile.

Trascorriamo la serata in una saletta privata, o aula scolastica, per continuare le immancabili sfide a carte.

 

12/07/2000      Mercoledě   12° Giorno

Blönduós – Stykkishólmur

Un’altra brutta giornata ci accoglie per cui ci lasciamo alle spalle in tutta fretta il lago Hóp e le zone limitrofe per dirigerci verso ovest.

Un giro a Hvammstangi, indefinibile villaggio per la guida EDT e anche per noi, per proseguire lungo il fiordo Hrútafjörđur rientrando verso Búđardalur per sosta benzina.

Il tempo va migliorando quando entriamo nella penisola di Snćfellsnes superando il fiordo Hvammsfjördur con la bella visione delle isole Brokey che punteggiano questa parte di mare fino ad arrivare a Stykkishólmur.

Una sosta per ammirare la nuova ed eccessiva chiesa del paese e poi sistemazione presso il “Fosshótel Eyjafeđir”, esempio di quando l’apparenza non inganna.

Camere carine ma piene di luce, servizi vicino all’ingresso e una facciata esterna decisamente allo sbando; chissŕ cosa faceva la ragazza della reception visto il ritardo e la reattivitŕ abbastanza spenta che ci ha mostrato al nostro arrivo.

Ci dirigiamo verso il porto per vedere di intraprendere la gita in barca nel fiordo di Breiđafjörđur come consigliato dal programma consegnatoci.

Purtroppo scopriamo che al pomeriggio il giro non c’č, le escursioni ci sono solo al mattino, un’indicazione veramente imprecisa da segnalare: peccato perché il tempo č splendido.

Cosě saliamo sul Súgandisey, una collinetta che protegge il porto dove c’č il faro e un’ottimo panorama della zona, da qui assistiamo all’attracco del traghetto per i fiordi occidentali ed alla rischiosissima manovra di una gru per far sbarcare, direttamente dal ponte della nave, un’automobile imbragata alla “come viene”. Pericolo, non va!!

Per riempire il programma del pomeriggio andato in frantumi rientriamo verso l’interno per salire su Drápuhlíđarfjall, una collina piena di minerali e pietre di ogni tipo; una breve spedizione a sfondo geologico che perň  non porta a significative scoperte.

L’ultima escursione per oggi č la montagna sacra di Helgafell dove c’č la tomba di Guđrun Ósvífursdóttir e la chiesa di Snorri Gođi.

Seguiamo, per propiziare 3 desideri, le indicazioni della guida da mantenere durante la scalata fino ai resti del tempio e la discesa verso la tomba: chissŕ se funzionerŕ, visto la perdita del giusto sentiero mentre tornavamo a valle in buon ordine, con conseguenti intralci al perfetto andamento del voto.

Rientro al paese e poi cena al “Knudsen” a base di pesce (“munk”, chissŕ che pesce č!!)  innaffiato da una buona Guinness e ingentilito dalla cameriera molto carina. Tatuaggio della Bacardi! Ok, Bimbo?

Giretto digestivo, solite partite a carte e scombinamento della posizione dei letti per combattere l’eterna luce notturna: chi dorme con la testa al posto dei piedi e chi, addirittura, per terra.

 

13/07/2000      Giovedě      13° Giorno

Stykkishólmur – Bifröst

La prima tappa consiste nell’andare ad un altro Hotel per fare colazione, eclettico!

Mangiamo con un imbianchino che lavora alla finestra accanto, una presenza davvero inquietante, quindi partiamo per completare il periplo della penisola di Snćfellsnes con un cielo che non promette nulla di buono, un peccato perché ciň appiattisce e limita la visione di un panorama che poteva riservare piacevoli sorprese.

Passiamo Grundarfjörđur e giungiamo, sempre seguendo la costa, al villaggio di Ólafsvík per scorgere una sottile cascata e una chiesa “triangolare”.

Sulla strada lasciamo i paesini di Rif e Hellissandur e ci inoltriamo in un grandioso campo di lava che attornia il ghiacciaio Snćfellsjökull sulla punta estrema della penisola.

Prossima tappa č la spiaggia di Djúpalónssandur ma č un’escursione abbastanza complicata; infatti, seguendo le approssimative indicazioni del programma abbiamo intrapreso un sentiero non segnato che si inoltrava nel campo di lava, un vero labirinto. Si va dalla sommitŕ di una collinetta lavica all’altra, sperando sempre di vedere il mare. Macchč!

Desistiamo, visto anche il rischio di perderci, non trovando il giusto filo d’Arianna!

Al ritorno troviamo un altro sentiero scarsamente segnato, ci incamminiamo ma č infinito.

Cosě rinunciamo alla spiaggia mentre il cielo si apre ma non del tutto perché sul ghiacciaio rimane una nuvola che copre la cima.

Surprise! Poco dopo sulla strada troviamo l’indicazione per una comoda deviazione fino ad un comodo parcheggio che ci conduce nella zona di Dritvík e all’insperata e agognata spiaggia di Djúpalónssandur: potevano dircelo prima!

Un breve giro e una foto ricordo con le curiose quattro “pietre da sollevamento” usate per misurare la forza dei pescatori locali, da “superfluo” a “gracile”, da “media forza” a “piena forza”.

Ripartiamo verso la scogliera di Ţúfubjarg che troviamo involontariamente notando dapprima i due pilastri rocciosi di Lóndrangar per poi scoprire di essere a picco sul mare con una miriade di uccelli appollaiati lě sotto.

Proseguiamo fino ad Arnastapi, villaggio ai piedi dello Stapafell, una montagna dominata da un plinto naturale; un’occhiata al porto, non proprio pittoresco come indicato dal programma, e alle scogliere fra cui l’imponente arco circolare detto Gatklettur.

Nei pressi c’č la rappresentazione in pietra grezza del semidio Barđur Snćfellsás che, secondo la leggenda, dimora nello Snćfellsjökull e ne č il protettore, e lo protegge bene perché la cima continua ad essere coperta dalle nuvole.

Una sosta a base di cioccolata calda e torta che sa di cannella in un’accogliente caffetteria dove le cameriere carine non mancano!

Continuiamo sulla sponda meridionale della penisola che, dopo il cratere Buđaklettur e il campo di lava vicino a Buđir, diventa un’immensa zona agricola priva di alcun interesse.

Finalmente giungiamo ai campi di lava del Gullborg e dell’Eldborg dove ammiriamo la piů estesa formazione di colonne basaltiche dell’Islanda, Gerđuberg, e dei simpatici crateri attigui.

Passiamo la piana del Mýrar fino a Borgarnes, localitŕ costiera che si estende su una penisola per 2 Km ma che offre ben poche emozioni.

Infine ci dirigiamo verso l’interno per raggiungere il “Fosshótel Bifröst” situato vicino al lago Hređavatn e, soprattutto, ai crateri di Grábrók e Grábrókarfell che meritano una scalata sulla vetta.

Dalla cima si gode, seppur disturbati dal forte vento, di una stupenda panoramica sui campi di lava, l’hotel e i rilievi circostanti fra cui svetta il Baula che sembra un vulcano ma non lo č.

L’hotel offre una postazione Internet e ne approfittiamo, navigando un po’, per sapere cosa č successo in Italia durante la nostra assenza; soprattutto ci interessa il mercato sportivo.

Cena in un piccolo ristorante sotto il vulcano dove assistiamo ad una specie di usanza islandese con alcuni astanti che salutano con sonori e poco signorili ruttini (?). Le solite partite a carte accompagnano l’arrivo della notte mentre il sole disegna incredibili ombre con la sua notevole luce.

A causa di ciň siamo costretti in camera a murare la finestra con tutti i cassetti a disposizione nella stanza per poter avere un po’ di auspicato buio.

 

14/07/2000      Venerdě     14° Giorno

Bifröst – Reykjavík

Č una bella giornata, ideale per guardarsi attorno e ammirare i panorami che ci circondano ma ormai la vacanza volge al termine.

In mattinata visitiamo la zona di Reykholt e le sue meraviglie.

Prima tappa č la sorgente d’acqua calda piů potente d’Islanda, Deildartunguhver, dove l’acqua a 100° C esce dal terreno alla velocitŕ di 200 litri/Sec: impressionante vedere l’acqua e tutto il vapore che crea avvolgere la roccia da cui questa sorgente sfiata. Pericolo, non va!

Continuiamo passando il paese fino a giungere alle cascate di Hraunfossar e Barnafoss. La prima sembra sgorgare direttamente dalla lava che affianca il fiume Hvitá con una serie di piccole cascatelle mentre la seconda, poco piů a monte, nasce da una strozzatura del fiume e forma una serie di tumultuose rapide.

Il panorama č dominato sullo sfondo dal grande ghiacciaio Langjökull e dal piccolo Eiriksjökull, per tentare di immortalarli superiamo la fattoria di Húsafell fino ad un ponte sul Hvitá ai margini di un altro campo di lava.

Ritorniamo sulla strada circolare e a Borgarnes dove attraversiamo il Borgarfjörđur per dirigerci verso Akranes; in mezzo al mare notiamo la grandiosa, e oggi serena (mannaggia!), cima dello Snćfellsjökull che domina lontano, lontano.

La cittadina di Akranes forma una penisola che divide i due fiordi e dal faro si puň vedere abbastanza bene sia Reykjavík che lo Snćfellsjökull.

Sosta pranzo con 4 ciambelle dolci e rifornimento, quindi siamo pronti per transitare nel moderno tunnel sotto il fiordo Hvalfjörđur (1000 Ikr).

Da lě č un attimo raggiungere la capitale e districarsi con la piantina per trovare la strada per l’hotel che č lo stesso della prima notte, lo “Sjómannaheimiliđ Örkin”.

Stavolta le camere sono serie e decisamente migliori della volta precedente, ci sono i servizi e c’č anche una dependance rialzata.

Visto l’ora, primo pomeriggio, e il tempo, sole e variabilitŕ, decidiamo di andare alla “Laguna Blu”, unica metŕ veramente turistica di questo viaggio.

Ci dirigiamo quindi verso Keflavík lungo la penisola di Reykjanes in mezzo ad infiniti e, ormai, consueti campi di lava fino a raggiungere, nei pressi della centrale idroelettrica e geotermale di Svartsengi, questo particolare stabilimento, un grande stagno di colore azzurro formato dalle acque riscaldate e defluite dall’impianto attiguo.

Č fuori dal mondo la visione che si ha immersi in quest’acqua calda fra fumi di vapore, cumuli di lava e i soffioni della centrale sullo sfondo; č comunque piacevole scorrazzare per tutta la laguna trovando anche il modo di fare una sauna e soffrire dell’impatto con l’aria esterna che appare molto piů fresca di quanto sembri nonchč, ogni tanto, di quello contro le rocce del fondo.

Torniamo a Reykjavík per cenare, dopo molti tentennamenti sulla scelta del locale, a base di pesce al ristorante “Skólabrú”, elegante e caro, come alla fine tutto quel che c’č in Islanda.

Da segnalare, inoltre, la disinvolta ordinazione di acqua come bevanda, la seguente sparizione dal tavolo di quasi tutto ciň che vi era sopra,  la simpatica pantomima dei camerieri all’arrivo dei piatti e, soprattutto, la bella cameriera!

Un giro nella parte vecchia della capitale, tre isolati in tutto (?!?), per vedere il nuovo, fin troppo moderno, municipio, il Ráđhús, sulle sponde del laghetto Tjörn, la piazza Austurvöllur, piena di fiori, dove si affacciano l’Alţing, il parlamento, e il Dómkirkjan, il duomo.

Accanto al centro c’č l’aeroporto cittadino. Ci si accorge facilmente di ciň dal rumoroso passaggio a bassissima quota degli aerei.

Domina il panorama di Reykjavik l’avveniristica e fin troppo appariscente Hallgrímskirkja, chiesa che riprende il fenomeno della lava basaltica; dopo una breve visita raggiungiamo un punto panoramico sulla cittŕ dato dal moderno complesso Perlan, un cupolone sopra ai serbatoi d’acqua di Öskjuhliđ dove all’interno c’č un ristorante girevole (dal quale stiamo per essere risucchiati) e un geysir artificiale mentre all’esterno si ha una vista completa della cittŕ.

Ritorno all’hotel per le ultime partite a carte e l’ultima lucente notte islandese.

 

15/07/2000      Sabato      15° Giorno

Reykjavík – Keflavík – Milano

Ultimo giorno e per fortuna che alla “Laguna blu” ci siamo andati ieri. Infatti, oggi c’č un tempo da lupi con pioggia e soprattutto un vento fin troppo impetuoso.

Prendiamo la situazione con molta calma, colazione, ci guardiamo in TV le prove della Formula 1 e poi un veloce giro per gli ultimi acquisti approfittando di un attimo di sosta della pioggia.

Sistemato anche lo shopping abbiamo tempo per vedere uno spettacolino semi improvvisato di alcuni ragazzi in una piazzetta del centro anche sotto la pioggia che riprende con vigore.

Č tempo di fare l’ultimo pieno e riconsegnare la macchina, tutto OK, e aspettare alla sede dell’agenzia il trasporto per l’aeroporto di Keflavík.

Le ultime “surprise!” del viaggio sono l’attacco di un simpatico carriolo, lasciato chissŕ dove, al pullmino e il cambio volante del pilota a metŕ strada verso la meta finale: il figlio di Ermete Bottazzi lascia il posto ad un guidatore un po' strano ma piů prudente e lento.

All’aeroporto riscossione nel cambio valuta di dollari americani, raccolta degli ultimi spiccioli per l’acquisto di una tavoletta di cioccolato e normale ritardo in partenza; si rivedono facce e comportamenti italiani, uno su tutti lo sprinter Capozzo che con uno scatto imperioso riesce a soffiarci da sotto il naso la nostra (!?!) poltrona d’attesa.

Volo tranquillo con un’occhiatina alle hostess, che non fa mai male, e conquista dell’ormai insperata bottiglia d’acqua islandese con relativa etichetta.

Alcuni svolazzamenti su Malpensa 2000 prima di atterrare e solita routine da sbarco fino alla navetta che ci porta al parcheggio per ritrovare la macchina e sistemarne dentro i nostri bagagli, che puzzle!

Viaggio tranquillo sotto una luna piena e, soprattutto dopo 15 giorni di luce ininterrotta, al buio di una normale notte italiana.

 

16/07/2000      Domenica   16° Giorno

Milano – Bologna

Arrivo a “casa, dolce casa” verso le 3 di domenica mattina, č finita ragazzi, Av Salut!