“Fuoco e Ghiaccio – Islanda 2000”
01/07/2000 Sabato 1° Giorno
Bologna – Milano – Keflavík – Reykjavík
Partenza da Bologna nel pomeriggio dopo un giro per la cittŕ a raccogliere tutti i viaggiatori.
Viaggio tranquillo lungo l’autostrada fino a Busto Arsizio dove rimaniamo per un po’ di tempo in coda a causa di un incidente.
Sbrighiamo le formalitŕ del parcheggio e finalmente eccoci a Malpensa 2000.
Check in, una veloce cena e si aspetta, tipico atteggiamento del passeggero d’aereo.
Decolliamo in ritardo, tipico di ogni aeroporto, ed č buio; volo tranquillo e si atterra a Keflavík nella nebbia lucente.
Veniamo accolti dall’autista dell’organizzazione che ci porterŕ a Reykjavík.
Visto l’ora fin troppo mattiniera, durante il viaggio verso la cittŕ questo buon uomo si dimostra notevolmente assonnato, o ubriaco, ma per fortuna arriviamo sani e salvi all’albergo “Sjómannaheimiliđ Örkin” pur senza capire molto su cosa ci aspetta domani.
Prima notte alla luce in camere decisamente fantasiose: una comprendeva anche una simpatica pianola, purtroppo staccata se no… immagina il concertino!
02/07/2000 Domenica 2° Giorno
Reykjavík – Ţingvellir – Geysir – Gullfoss
Scopriamo che ci prelevano all’albergo (ecco il famoso “pick up” di cui parlava l’ubriaco!) e che ci portano alla sede dell’agenzia organizzatrice locale “Terra Nova”, dove ci viene consegnata la macchina noleggiata.
Surprise! L’auto non č una Kangoo ma bensě una Scenic, molto meglio!
Partiamo per Ţingvellir, zona storica per la presenza dell’antico parlamento islandese e d’interesse geologico per il fenomeno delle faglie tettoniche legate alla dorsale oceanica; infatti, qui si nota in maniera evidente la spaccatura e l’allontanamento fra la zolla europea e quell’americana (si puň passare dall’una all’altra con pochi passi).
Giro per la zona fra canyon (Almannagjá, Flosagjá, Lögberg), cascata (Öxarárfoss) e fiume (Öxará) in mezzo ad una manifestazione per i mille anni del cristianesimo in Islanda.
Vicino alle sponde del lago Ţingvallavatn raggiungiamo una delle prime chiese d’Islanda, la Ţingvallakirkja, fino al tradizionale lancio della moneta nella fenditura di Peningagjá, una specie d’oracolo islandese, per poi rifocillarci su un prato sotto un insperato caldo sole, e primo contatto con le locali bibite gasate, un vero terremoto interiore con tipico effetto sonoro.
Ritorniamo al parcheggio per scoprire che non possiamo andar via dato che per quella manifestazione la strada č bloccata fino a tarda ora.
In qualche modo “parliamo” con gli agenti della nostra situazione, i quali ci acconsentono, sotto stretta scorta motociclistica, di ritornare indietro verso Reykjavik: dovevamo andare dall’altra parte ma purché si vada … la finale dell’Italia a Euro 2000 ci aspetta!
Lasciamo la scorta dopo aver assistito ad una simpatica pantomima fra l’agente “cavaliere” e una donna che con la macchina cerca di passare sotto un nastro delimitatore: lo spezza con l’antenna dell’autoradio e lo devono riannodare, cosa non semplice a causa del vento che imperversa.
Giriamo intorno al lago su una strada quasi sempre sterrata e scopriamo i diversi paesaggi tipicamente islandesi: montagne che si specchiano nel lago, immensi campi di lava, centrali geotermiche e lontane, ma sempre presenti, cime innevate.
Prendiamo la strada per Laugarvatn e poco dopo giungiamo a Geysir, zona famosa per le sorgenti di acqua calda, le pozze bollenti e il famoso geysir di Stokkur che erutta ogni 5 minuti circa, mentre gli altri che lo circondano non funzionano piů.
Che fatica aspettare il momento buono per lo scatto fotografico migliore!
Un giro per la zona e poi continuiamo sulla strada per raggiungere la cascata d’oro di Gullfoss che si tuffa su due dislivelli in un profondo canyon per un balzo massimo di 32 m.
L’ammiriamo da tutte le posizioni anche la piů vicina e, naturalmente, la piů bagnata, visto il vento sempre presente e l’intensitŕ dell’acqua in caduta.
Ritorniamo indietro, in tutta fretta c’č la partita che ci aspetta, per scoprire il cratere di Keriđ con un laghetto sul fondo e i versi degli uccelli come sottofondo.
Passiamo per Skálholt, con uno sguardo verso la moderna chiesa, e arriviamo poco dopo alla fattoria “Syđra - Langholt” dove veniamo accolti con gentilezza e soprattutto con la possibilitŕ di vedere in tv la partita: la piscina all’esterno non ci interessa!
Č andata male, malissimo, come la Ferrari da notizie avute via SMS dall’Italia, e anche la cena con una simpatica brodaglia ed un incognito salsicciotto tipo cotechino (ma non si sa di che carne sia) non č proprio entusiasmante, per fortuna il padrone di casa si mostra affabile e cortese.
Consoliamoci nella serata con l’apertura del torneo a carte di briscola, scopone e sbarazzino.
03/07/2000 Lunedě 3° Giorno
Lungo La Costa Sud – Kirkjubćjarklaustur
Partenza verso il sud dell’isola lungo la strada circolare, la n°1, sotto un cielo piovigginante.
Dopo una sosta a Hella ci avviciniamo ai grandi ghiacciai dell’Islanda, attraversando le prime distese di sabbia nera glaciale, chiamate sandur, un violento incontro fra la lava dei vulcani, il ghiaccio e l’acqua del mare.
Prima tappa alla cascata di Seljalandsfoss, la particolaritŕ di questa alta cascata (65 m) č che la si puň circumnavigare transitando praticamente sotto con, grazie al vento, relativa doccia.
A fianco si nota un’altra cascata detta Gljúfurárfoss, ma il tempo č inclemente e ci siamo giŕ bagnati abbastanza.
Seconda tappa per un’altra cascata, quella di Skógafoss, alta 62 m, e, non contenti come prima della solita visuale, scaliamo su per un impegnativo sentiero fino a giungere a fianco del balzo: una gran bella faticata per un’emozionante visuale.
Per riposarci e riscaldarci una breve sosta con una tazza di cioccolata calda con panna e biscotti in un bar che, nella lavagna segnalante il menů giornaliero, propone anche una non molto invitante “pasta alla bolognese”! Mah!
Cosě pieni di energia affrontiamo un’avventurosa escursione, raggiungendo una lingua del ghiacciaio Mýrdalsjökull detta Sólheimajökull.
Dopo un accidentato percorso sterrato e un’accidentata passeggiata raggiungiamo e tocchiamo con mano il ghiaccio, vero ghiaccio anche se sembra carbone dato che č ricoperto di polvere nera, residuo dell’incessante attivitŕ vulcanica della zona (il Katla che sonnecchia lě sotto) e del continuo movimento dei ghiacciai, un divertente giro in un posto davvero ai limiti della realtŕ.
Si continua l’avventura con l’escursione sulla scogliera di Dyrhólaey alla ricerca dei pulcinella di mare e altri uccelli che vi nidificano.
Sull’orlo di questo impressionante sperone di roccia, alto 120 m, in riva all’oceano atlantico, si gode di una splendida vista sulle infinite distese di sabbia nera e sui faraglioni della zona, anche se la giornata non č delle migliori con le nuvole basse che tagliano i rilievi dell’interno.
Inoltre sporgendosi un po’ si possono vedere e fotografare da vicino gli abitanti di questa scogliera.
Un salto al villaggio di Vík per un po’ di shopping nella famosa fabbrica-negozio di prodotti lanieri e riposo nei pressi della rosticceria locale.
Continuiamo sulla strada che attraversa prima le distese di sabbie nere glaciali del Mýrdalssandur (attenzione alle tempeste di sabbia!) e poi i campi lavici con gli insoliti pseudocrateri del Landbrot formati dal vulcano Laki nel lontano 1783.
Raggiungiamo il villaggio di Kirkjubćjarklaustur, un nome impronunciabile per un paesino senza pretese, al contrario di quel che č indicato sul nostro programma di viaggio.
Notiamo la cascata locale detta Systrafoss e poi partiamo alla ricerca dell’isolata fattoria “Hunkubakkar” sulla strada per la cima del Laki.
Sistemazione in una casettina con camerette aventi persino un cucinino incorporato e seconda apparizione della simpatica brodaglia, stavolta dal vago sapore di funghi, alla cena locale.
Notiamo un simpatico canestro da basket, purtroppo inclinato, prima che scenda la notte, ma non il buio, con appassionanti match a carte.
04/07/2000 Martedě 4° Giorno
Kirkjubćjarklaustur – Skaftafell
Su suggerimento della guida EDT, fedele compagna di viaggio, ci inoltriamo alla ricerca del canyon Fjarđrárgljúfur scavato dal fiume Fjarđrá, una piccola escursione davvero intrigante; peccato per il tempo perennemente perturbato e attenzione agli escrementi animali sul sentiero.
Ritorniamo sulla strada maestra per una sosta a Foss á Siđu, un piccolo villaggio dove c’č un’esile ma bella cascata e di fronte sorge l’affioramento di spettacolari colonne basaltiche di Dverghamrar.
Altra tappa a Núpsstađur, piccola fattoria sotto le scogliere occidentali del Lómagnúpur dove c’č una chiesetta col tetto di torba, dedicata a S. Nicola, tuttora attiva.
Continuiamo in mezzo al Skeiđarársandur, ancora impressionanti distese di sabbia nera fra numerosi torrenti formati dal Skeiđarárjökull, lingua di ghiaccio che nasce dal grande Vatnajökull, e che domina il panorama sul fianco sinistro del nostro spostamento fino a Skaftafell, il secondo parco nazionale dell’Islanda.
Dal parcheggio partiamo per un impegnativo sentiero verso la spettacolare cascata fra colonne basaltiche di Svartifoss; lungo il cammino notiamo anche le cascate di Heygötufoss e Magnúsarfoss.
Dopo circa 40 minuti arriviamo alla cascata piů famosa d’Islanda per l’insolita cornice che le appartiene, poi ci dirigiamo verso Sjónarsker dove c’č una ruota di orientamento e uno spettacolare panorama sullo Skeiđarársandur e tutta la zona circostante.
Ritorniamo al parcheggio su un altro sentiero per un breve riposo e poi proseguiamo in direzione del ghiacciaio di Skaftafellsjökull, altra lingua del grande Vatnajökull.
Escursione ai limiti del ghiaccio in mezzo a sassi e sabbia fino al fianco di un fiume che nasce lě giŕ impetuoso, altro paesaggio davvero unico.
In serata arriviamo alla guesthouse “Hof 1” a Hof, un posto strano con i locali principali da una parte e le casette per il pernottamento, alle quali ci accompagna una giovane ragazza di origini eschimesi e che indossa buffe ciabatte, dall’altra parte del villaggio.
Ritorniamo a Skaftafell per la cena dove scopriamo alla richiesta del conto che le birre e il dolce erano “gratis”!?! Chissŕ la simpatica brodaglia!
Fine della giornata a giocare a carte nelle strette camere, una ipercalda a causa del termosifone al massimo e l’altra fredda perchč in quest’ultima il termosifone č rotto.
05/07/2000 Mercoledě 5° Giorno
Skaftafell – Hofn – Djúpivogur
A colazione scopriamo che esiste una specie di Nutella islandese, non esitiamo a provarla e a scoprire che non č male!
Č una bella giornata e riprendiamo la strada sulla costa sud verso la profonda (150 m) laguna glaciale di Jökulsárlón, dove galleggiano centinaia di iceberg, di ogni forma e grandezza, che si staccano dal ghiacciaio di Breiđamerkurjökull per arrivare dopo circa 6 anni al mare.
Un piccolo giro esplorativo del posto in attesa della gita in barca (1.500 Ikr) in mezzo a questi iceberg su un “sicuro” gommone a motore. A dire il vero c’erano anche barche piů comode e piů grandi ma il nostro gruppetto (9 persone in tutto) č troppo piccolo ed allora si opta per la piccola imbarcazione.
Piů ci si inoltra nella laguna piů il freddo si fa intenso ma lo spettacolo offerto merita davvero un sacrificio.
Il fido guidatore islandese ci raccoglie un pezzo di ghiaccio purissimo per mostrarcelo e per toccarlo con mano: una bella freschezza e trasparenza!
Sosta di ristoro a Höfn per assistere all’impressionante arrivo della nebbia sulla costa.
Si riparte in direzione delle lagune del Lónsörćfi e dei fiordi orientali.
Dalle parti di Stafafell la guida EDT descrive un’imponente vallata di riolite detta Hvannagil sulla riva orientale dello Jökulsá í Lóni.
Ci abbiamo provato ma non siamo riusciti a trovare la giusta imboccatura; una spiegazione della strada un po’ piů accurata da parte della guida non sarebbe male.
Ci inoltriamo nei primi fiordi orientali di Álftafjörđur e di Hamarsfjörđur che potrebbero essere interessanti dal punto di vista paesaggistico ma il nebbione che ci perseguita lungo la costa da oggi pomeriggio ci toglie ogni visuale, peccato.
Arrivo a Djúpivogur, un tranquillo villaggio di pescatori all’imboccatura del fiordo Berufjörđur dove pernottiamo all’Hótel Framtíđ, un bell’albergo di legno con, surprise!, la TV e il bagno in camera: ma non erano esclusi? Boh?
Festeggiamo l’avvenimento cenando nel ristorante dell’hotel, visto anche il brutto tempo, finendo la serata a giocare a carte, un classico ormai, nella tavernetta locale.
06/07/2000 Giovedě 6° Giorno
Djúpivogur – Egilsstađir
Oggi il programma propone due opzioni, una verso l’interno e l’altra lungo i fiordi.
Propendiamo decisamente per la seconda, visto anche le discrete condizioni del tempo.
Concludiamo il fiordo Berufjörđur fino ad arrivare a Breiđdalsvík e poi a Stöđvarfjörđur dove diamo un’occhiata al giardino di Petra Sveinsdóttir che offre la visione di strane cianfrusaglie oltre ad una notevole quantitŕ di pietre, delle quali vi č all’interno della casa un’interessante collezione (Steinasfn Petru).
La strada dei fiordi ci porta prima a Fáskrúđsfjörđur, alla cui imboccatura ci sono gli isolotti di Andey e Skrúđur, poi a Reyđarfjörđur, con sosta pranzo, fino a Eskifjörđur, un bel villaggio che ci accoglie con una strana chiesa e una cascata a scalini.
Vediamo i murales rappresentanti alcune scene di vita tradizionali del paese a firma dell’artista ispano-islandese Baltasar su un lato del capannone per l’impianto di congelamento e ci inoltriamo lungo il fiordo alla vana ricerca di una vecchia miniera di spato (calcite) abbandonata.
Lasciamo il fiordo per inoltrarci verso l’interno fino ad Egilsstađir, localitŕ vicino al lago Lögurinn che non č altro che il corso del fiume Lagarfljót che si allarga molto e dove, narra la leggenda, visto la forma lunga e stretta del lago, vive un mostro marino detto Lagarfljótsormurinn o “The Serpent”, come annunciato in un manifesto turistico.
Un giretto per vedere la chiesa, il centro commerciale e dare un’occhiata ai posti di ristoro del luogo visto che ci dobbiamo fermare due notti ed infine saliamo su una collina rocciosa dove c’č la classica ruota d’orientamento e da dove si puň godere di un panorama completo del paese e della zona circostante.
La costruzione della guesthouse “Gistiheimiliđ Egilsstađir”, risalente al 1903 e nostro pernottamento, sorge su una sponda del lago di fianco ad un allevamento bovino e ha la particolaritŕ di avere le camere oltre che piccole anche in discesa!
Particolaritŕ confermata anche da altri turisti italiani che ne hanno lasciato testimonianza nel consueto libro mastro che si trova in quasi tutti i punti di passaggio turistico. Qui inizia la saga della Micra bianca che vediamo parcheggiata davanti alla guesthouse, con un giuramento sul fatto che sia occupata da due “splendide” ragazze: infatti, poco dopo, arrivano gli occupanti, una signora sulla cinquantina ed il marito, pelato e con i baffi!!
Cena al “Bítinn” presso la stazione di servizio Shell con l’allegra pantomima di un’ordinazione stravagante: Fish & Chips e sono arrivate solo le patatine! Chissŕ cosa avevano capito! Vero Bimbo? Comunque rimediamo da buoni italiani e forse ci guadagniamo anche.
Partitone a carta nella tavernetta del casolare in discesa mentre inizia a piovere.
07/07/2000 Venerdě 7° Giorno
Lögurinn e dintorni di
Egilsstađir
Il programma prevede 3 opzioni:
scegliamo il giro del lago con escursione verso la cascata di Hengifoss anche
se la giornata non promette nulla di buono.
Costeggiamo le sponde dal lato
sud dove attraversiamo la foresta piů estesa d’Islanda, Hallormsstađur, che non
č altro che lo sviluppo di un progetto di rimboschimento della zona come
testimoniato dalle fin troppo ordinate file degli alberi che la compongono.
Spostandoci sulla sponda nord
notiamo un’insolita costruzione in pietra, Skriđuklaustur, un vecchio monastero
ora istituto per la ricerca agricola fino all’inizio del sentiero per Hengifoss, la terza cascata d’Islanda per altezza (110 m).
Dalla strada per via delle nuvole
basse non si vede il ciglio della cascata, altitudine circa 500 m!
Iniziamo il cammino per scoprire
lungo il canyon diverse cascate fra cui la bella Lítlanesfoss circondata da
colonne di basalto.
Tira vento e inizia a piovere,
non č proprio il tempo ideale per scalare questo sentiero da capre!
Dopo tre quarti d’ora arriviamo
alla sospirata cascata detta sospesa dato che non si vede da dove cade l’acqua:
č un gran bello spettacolo, soprattutto quando esce il sole che colora il
paesaggio.
Dopo una sosta per riposarci e
asciugarci un po’e una foto di gruppo scattataci da un turista francese (?)
che, non si sa per quale motivo, ne vuole fare due (!), prendiamo la lunga
discesa verso il parcheggio per poi terminare il giro del lago ritornando alla
guesthouse.
In mezza giornata abbiamo giŕ
esaurito un’opzione, cosě, dopo esserci cambiati e rifocillati alla buona nella
tavernetta della guesthouse, decidiamo di fare una parte di un’altra escursione
verso nord e verso l’oceano pur senza avvicinarci troppo perché la strada devia
prima.
Lungo il tragitto di ritorno,
costeggiando il fiume Lagarfljót, diamo un’occhiata alle rapide di Lagarfoss,
formate dall’installazione di una centrale idroelettrica, e ad una scala di
monta a fianco delle rapide che permette ai salmoni di risalire la corrente
senza intralciarsi nel lavoro della diga.
In serata cena al “Essoskállin”
presso la stazione di servizio Esso di Egilsstađir dove mangiamo un buon piatto
di costolette d’agnello con una deliziosa salsa di funghi e, surprise!, la
Pepsi č gratis, veramente!
Durante il giretto digestivo
notiamo il campo da calcio del paese e, surprise!, c’č anche un pallone.
Da buoni italiani che quando
vedono una palla non resistono a dargli dei calci e a correrci dietro, non
esitiamo a dare un po’ di spettacolo.
Concludiamo la giornata, come da
abitudine, con spettacolari sfide a carte.
08/07/2000 Sabato
8°
Giorno
Egilsstađir – Dettifoss –
Húsavík
Oggi ci aspetta un tappone che abbiamo
definito dolomitico, sarŕ dura, vista anche l’espressione decisamente tirata
che ha il padrone della guesthouse questa mattina.
Giŕ l’inizio č disagevole, la
strada circolare, la n°1, la piů importante dell’Islanda presenta un tratto
sterrato quasi impraticabile per la presenza di lavori e di una miriade di
sassi presenti sul manto (?) stradale che costeggia il fiume Jökulsá á Dal: per
fortuna c’č il sole!
Continuiamo verso l’interno
dell’isola, trovando finalmente condizioni di strada piů accettabili, per
entrare in un paesaggio soprannaturale ed incredibile, l’immenso altopiano di Möđrudalsheiđi.
Ai nostri occhi si presenta un
panorama completamente desertico che fa assomigliare in modo impressionante
l’Islanda alla Luna; non a caso gli astronauti americani scelsero queste zone
come terreno di addestramento per prepararsi alle condizioni lunari per le loro
missioni spaziali.
Superate queste zone davvero
inimmaginabili la strada ci porta al bivio per Dettifoss, dove bisogna decidere
che tragitto seguire.
Il programma ci indica una
mulattiera piena di buche e un giro a ritroso nel parco nazionale dello
Jökulsárgljúfur mentre la cartina ci mostra una strada per fuoristrada che ci
porta alla cascata dalla parte occidentale, punto d’osservazione migliore e
completo come suggerito dalla guida.
Propendiamo per questa, quindi
attraversiamo il fiume Jökulsá á Fjöllum, che ha formato i grandi canyon e le
varie cascate che vedremo lungo tutto il parco nazionale, su un ponte stile
Brooklyn.
Un ultimo attimo di indecisione
all’imbocco del tratto per fuoristrada ma ..... non si torna indietro!
Č stato molto difficile ma ce
l’abbiamo fatta, ora gustiamoci Dettifoss, la cascata piů potente d’Europa
sebbene sia alta solo 44 m, ma la massa d’acqua in caduta č davvero impressionante.
Peccato per il forte vento che
soffiando verso di noi ci manda addosso miriadi di gocce sollevate dalla
potenza della cascata e ci bagniamo lo stesso pur rimanendo a ragguardevole
distanza.
La tentazione di andare vicino al
salto d’acqua era molto sentita ma il farsi un’altra doccia fuori programma,
soprattutto non adeguatamente coperti, non era il massimo.
Da Dettifoss seguendo a monte il
fiume raggiungiamo Selfoss un’altra bella cascata con un salto di appena 11 m
ma molto scenografica.
Riprendiamo lo scomodo tragitto
stradale fino al Hólmatungur, un’area rigogliosamente verde dove il fiume si
butta con rapide in un canalone ed č dominato da una svettante roccia basaltica
e dove il torrente Hólmá si butta nello Jökulsá á Fjöllum con una pittoresca
cascatella detta Hólmáfoss.
Impressiona la diversitŕ di
colore delle acque dei 2 corsi, il piccolo Hólma di colore blu intenso e il
grande Jökulsá á Fjöllum reso quasi grigio dalle miriadi di detriti lavici e
rocciosi che si porta dietro da chilometri.
Continuando verso nord
raggiungiamo, senza miglioramenti di strada, l’area di Vesturdalur, un posto
dominato dalle rocce dell’eco, Hljóđaklettar, immensi pinnacoli rocciosi di
formazione basaltica dalle forme piů strane e dalle mille direzioni.
Ultima tappa nel parco dello
Jökulsárgljúfur č Ásbyrgi, un canyon a forma di ferro di cavallo pieno di
vegetazione e uccelli.
Ormai č ora di scappare verso
Húsavík transitando, all’ingresso del fiordo di Skjálfandi, nel punto piů a
nord che toccheremo in questo viaggio.
Alla richiesta dell’equipaggio di
giungere alle 19,30 al paese, il fido guidatore con molta tranquillitŕ ci fa
arrivare alle … 19,30 precise!
Il nostro pernottamento in questa
deliziosa cittadina č l’accogliente “Gistiheimiliđ Árból”, mentre la cena a
base di pesce la consumiamo ottimamente, innaffiandola addirittura con vino
cileno, al “Gamli Baukur”, pittoresco ristorantino sul porto. Nel ristorante
appaiono due ragazze misteriose che, surprise!, si scopre essere le occupanti
della famosa Micra bianca!
Siamo vicino al circolo polare
artico e si sente, il vento č veramente fresco, 4° C!
Il dopo cena consiste in una
lavata alla macchina (tutto gratis!), ne aveva bisogno, e nell’inseguimento
alle tedesche (?) della Micra bianca, riconosciute al ristorante, fino al
camping del paese.
09/07/2000 Domenica
9°
Giorno
Húsavík – Mývatn
Oggi č domenica, il giorno ideale
per una gita al lago, c’č il sole ma anche il vento.
Dopo un ultimo sguardo a Húsavík,
al suo porto, alla chiesetta e alle cime innevate della sponda opposta del
fiordo partiamo per Mývatn.
Sulla strada sosta per
l’avvistamento di un cratere che in realtŕ era una discarica di pietre:
attenzione agli scherzi della Fata Morgana!
Raggiunte le sponde del lago
risaliamo verso la zona geotermica del Krafla, dove c’č una grande centrale
elettrica ed immensi campi di lava di recente formazione: l’ultima eruzione
nella zona risale al 1984.
Un intero giro sul cratere Viti,
che vuol dire inferno, per vedere il lago formatosi al suo interno, il
paesaggio circostante con la netta distinzione dei campi di lava generati in
epoche diverse, per sentire il boato dei soffioni d’estrazione del vapore
aggirandosi fra il laghetto e le solfatare presenti appena dietro il cratere.
Subito dopo puntiamo verso il
cratere di Leirhnjúkur, una passeggiata che, dopo un laghetto di fango
bollente, ci porta in mezzo alla lava giovane ancora fumante di gas.
Da lontano notiamo la fessura
Kröfluöskjunni, responsabile di quest’ultima attivitŕ vulcanica, mentre ci
divertiamo a balzare da un pezzo di lava all’altro, cose dell’altro mondo.
Ritornando verso il lago ci
fermiamo per un veloce giro a Hverarönd, un campo geotermico pieno di pozze di
fango ribollente, solfatare e fumarole turbolenti, poi valichiamo il passo di
Námaskarđ e notiamo un impianto geotermico per la lavorazione delle diatomee.
Raggiungiamo Reykjahlíđ per sosta
pranzo e sistemazione presso il “Gistiheimiliđ Birkihraun 11”.
Cominciamo il giro del lago
Mývatn o “lago dei moscerini” con la visita al sito labirintico di Dimmuborgir,
una zona che comprende una moltitudine di lava solidificata nella forme piů
strane e particolari fino alla grotta lavica detta Kirkjan (“Chiesa”).
A fianco di questi contorti
pilastri e archi naturali c’č il classico cratere vulcanico di Hverfell e,
lungo la strada, il promontorio di Höfđi.
Finiamo il mezzo giro del lago
giungendo a Skútustađagígar, a sud del lago, dove sono presenti diversi
pseudocrateri, un classico di questa zona.
Ritorniamo alla guesthouse per
scoprire che la doccia, che si allaga, e i servizi sono al piano di sotto, a
fianco della porta d’ingresso della casa e si forma cosě una fresca corrente
che entra dall’ampia fessura in basso: veramente confortevole!!
In serata cena presso il “Gamli
Bćrinn” dove proviamo una simpatica brodaglia di pesce, con bis gratuito, poi
un po’ di shopping e visita alla chiesetta del paese, tuttora circondata dalla
lava di un’antica colata che non danneggiň la costruzione.
Solito finale in ardimentose
partite a carte, surprise!
10/07/2000 Lunedě
10°
Giorno
Mývatn – Akureyri
Oggi ci tocca un piccolo
tragitto, quindi terminiamo il giro del lago passando sotto il Vindbelgjarfall
e sopra il Laxá, il sole ci insegue.
L’unica tappa interessante č
rappresentata dalla cascata di Gođafoss (“cascata degli Dei”) alta appena 12 m
ma molto larga e ispezionabile con facilitŕ da tutti i due lati.
Infine entriamo nell’Eyjafjörđur
alla cui imboccatura sorge Akureyri, la seconda cittŕ dell’Islanda.
Sistemazione in due tempi nel
“Lykihótel Norđurland”, un’affascinante accoglienza ma pessime notizie dal Tour
de France con Pantani in difficoltŕ; anche qui da segnalare il bagno e la TV in
camera, non male.
Giro per la cittŕ toccando la
basaltica chiesa Akureyrarkirkja, lo stile geologico č molto in voga in
Islanda, e il passeggio pedonale Hafnarstrćti salendo verso la ruota panoramica
con la statua di Helgi il Magro poco dopo lo stadio.
Ritorno verso il centro lambendo
la zona marittima dove non disdegniamo una sosta sotto un caldo sole vicino a
tante anatra con i loro piccolini.
Diamo un’occhiata ai prezzi dei
ristoranti del luogo, un po’ di shopping, un saluto (ma ti ha riconosciuto?) ad
una delle famose tedesche (?) della Micra bianca e ritorno all’hotel.
Stasera una cenetta deliziosa a
base di pesce al “Greifinn” (ma quanti erano i gamberi fritti?).
10 luglio, non č esattamente il
periodo per il vero spettacolo del sole a mezzanotte ma …
Siamo ad Akureyri, nella zona
settentrionale dell’isola, ad un passo dal circolo polare artico ed č una
giornata serena e si dovrebbe veder tramontare il sole verso mezzanotte.
Decidiamo di inseguirlo per
riuscire ad assistere a questo insolito, per noi, fenomeno.
Puntiamo verso nord seguendo il fiordo
fino a Ólafsfjörđur, villaggio piů vicino al Polo, passando sotto un pittoresco
tunnel, una lunga grotta scavata senza alcun rivestimento.
Il sole cala ma non troviamo la
posizione adatta per vederlo, con tutti i promontori che ci sono in giro, cosě
ritorniamo indietro verso Dalvík un po’ sfiduciati finché non notiamo che il
sole illumina ancora un piccolo villaggio di pescatori, Lítla Árskógssandur.
Ci precipitiamo sul posto e,
nonostante la presenza in mezzo a questo fiordo dell’isola di Hrísey, riusciamo
a immortalare questo spettacolo a mezzanotte e un quarto. Missione riuscita!
Anche se non č il “vero” sole di
mezzanotte č comunque un’indescrivibile ed emozionante visione.
Č incredibile la quantitŕ di luce
che si ha ancora a quell’ora e i colori e le ombre, fuori dall’ordinario, che
avvolgono tutto il fiordo.
Con soddisfazione torniamo verso
le nostre camerette per un’altra dormita al chiarore di queste notti nordiche.
11/07/2000 Martedě 11°
Giorno
Akureyri – Blönduós
Partenza attraversando la valle
di Öxnadalur colorata da alcune cime innevate, il tempo č variabile mentre il
paesaggio appare troppo monotono.
Arriviamo a Varmahlíđ per deviare
verso l’imboccatura del fiordo Skagafjörđur, giungendo dapprima a Glaumćr dove
sorge un’antica fattoria con il tetto coperto di torba che testimonia la vita
passata degli islandesi con un’accurata ricostruzione d’epoca.
Continuiamo fino a Skagaströnd,
un villaggio abbastanza insignificante con un paesaggio rovinato dal
peggioramento del tempo.
Ritorniamo sulla strada maestra
per visitare un’altra chiesa col tetto di torba a Víđimýri e per giungere,
sotto la pioggia, a Blönduós, un paesino diviso in due dalla foce del fiume
Blandaá dove non passa inosservata la fantasiosa chiesa locale.
Come profughi ci ristoriamo su
una panchina quasi coperta dietro alla stazione di servizio Olís, la Micra
bianca riappare come un veloce miraggio, per proseguire verso il brutto e
isolato casermone dell’Hótel Edda di Húnavellir sulle sponde del lago
Svínavatn.
Ma l’apparenza nasconde alcune
cose interessanti: infatti, scopriamo che č a disposizione una palestra e la
piscina riscaldata all’aperto.
Con questo tempo e cosě isolati
che c’č di meglio di qualche tiro a basket (chi l’avrebbe mai immaginato),
qualche bordata a calcetto, soprattutto dell’inserviente locale, (che
spettacolo! Ma era destro o mancino?) per finire, sotto un cielo nuvoloso, a
bagno nel teporino della piscina riscaldata. A mollo in un’acqua decisamente
calda, con la possibilitŕ anche di ritemprarsi con un idromassaggio un po’
artigianale, Islanda no limits!
“Non andare di lŕ che entri nello
spogliatoio femminile”, infatti …
Per la cena ritorniamo a Blönduós
per vedere quale stazione di servizio ci darŕ da mangiare questa sera. Optiamo
per il “Blönduóskállin” nei pressi della Olís dove avventurosamente
smangiucchiamo quel che capiamo dalla traduzione simultanea del menů: “Oggi il
pesce non c’č!” dice la ragazza al bancone e noi, sicuri di aver afferrato
tutto, ordiniamo con tranquillitŕ inaspettata 4 Fish and Chips!! Dopo, optiamo
per delle cotolette di pollo, unico piatto disponibile.
Trascorriamo la serata in una
saletta privata, o aula scolastica, per continuare le immancabili sfide a
carte.
12/07/2000 Mercoledě 12°
Giorno
Blönduós – Stykkishólmur
Un’altra brutta giornata ci
accoglie per cui ci lasciamo alle spalle in tutta fretta il lago Hóp e le zone
limitrofe per dirigerci verso ovest.
Un giro a Hvammstangi,
indefinibile villaggio per la guida EDT e anche per noi, per proseguire lungo
il fiordo Hrútafjörđur rientrando verso Búđardalur per sosta benzina.
Il tempo va migliorando quando
entriamo nella penisola di Snćfellsnes superando il fiordo Hvammsfjördur con la
bella visione delle isole Brokey che punteggiano questa parte di mare fino ad
arrivare a Stykkishólmur.
Una sosta per ammirare la nuova
ed eccessiva chiesa del paese e poi sistemazione presso il “Fosshótel
Eyjafeđir”, esempio di quando l’apparenza non inganna.
Camere carine ma piene di luce,
servizi vicino all’ingresso e una facciata esterna decisamente allo sbando;
chissŕ cosa faceva la ragazza della reception visto il ritardo e la reattivitŕ
abbastanza spenta che ci ha mostrato al nostro arrivo.
Ci dirigiamo verso il porto per
vedere di intraprendere la gita in barca nel fiordo di Breiđafjörđur come consigliato
dal programma consegnatoci.
Purtroppo scopriamo che al
pomeriggio il giro non c’č, le escursioni ci sono solo al mattino,
un’indicazione veramente imprecisa da segnalare: peccato perché il tempo č
splendido.
Cosě saliamo sul Súgandisey, una collinetta
che protegge il porto dove c’č il faro e un’ottimo panorama della zona, da qui
assistiamo all’attracco del traghetto per i fiordi occidentali ed alla
rischiosissima manovra di una gru per far sbarcare, direttamente dal ponte
della nave, un’automobile imbragata alla “come viene”. Pericolo, non va!!
Per riempire il programma del
pomeriggio andato in frantumi rientriamo verso l’interno per salire su
Drápuhlíđarfjall, una collina piena di minerali e pietre di ogni tipo; una
breve spedizione a sfondo geologico che perň
non porta a significative scoperte.
L’ultima escursione per oggi č la
montagna sacra di Helgafell dove c’č la tomba di Guđrun Ósvífursdóttir e la
chiesa di Snorri Gođi.
Seguiamo, per propiziare 3
desideri, le indicazioni della guida da mantenere durante la scalata fino ai
resti del tempio e la discesa verso la tomba: chissŕ se funzionerŕ, visto la
perdita del giusto sentiero mentre tornavamo a valle in buon ordine, con
conseguenti intralci al perfetto andamento del voto.
Rientro al paese e poi cena al
“Knudsen” a base di pesce (“munk”, chissŕ che pesce č!!) innaffiato da una buona Guinness e
ingentilito dalla cameriera molto carina. Tatuaggio della Bacardi! Ok, Bimbo?
Giretto digestivo, solite partite
a carte e scombinamento della posizione dei letti per combattere l’eterna luce
notturna: chi dorme con la testa al posto dei piedi e chi, addirittura, per
terra.
13/07/2000 Giovedě 13°
Giorno
Stykkishólmur – Bifröst
La prima tappa consiste
nell’andare ad un altro Hotel per fare colazione, eclettico!
Mangiamo con un imbianchino che
lavora alla finestra accanto, una presenza davvero inquietante, quindi partiamo
per completare il periplo della penisola di Snćfellsnes con un cielo che non
promette nulla di buono, un peccato perché ciň appiattisce e limita la visione
di un panorama che poteva riservare piacevoli sorprese.
Passiamo Grundarfjörđur e
giungiamo, sempre seguendo la costa, al villaggio di Ólafsvík per scorgere una
sottile cascata e una chiesa “triangolare”.
Sulla strada lasciamo i paesini
di Rif e Hellissandur e ci inoltriamo in un grandioso campo di lava che
attornia il ghiacciaio Snćfellsjökull sulla punta estrema della penisola.
Prossima tappa č la spiaggia di
Djúpalónssandur ma č un’escursione abbastanza complicata; infatti, seguendo le
approssimative indicazioni del programma abbiamo intrapreso un sentiero non
segnato che si inoltrava nel campo di lava, un vero labirinto. Si va dalla
sommitŕ di una collinetta lavica all’altra, sperando sempre di vedere il mare.
Macchč!
Desistiamo, visto anche il
rischio di perderci, non trovando il giusto filo d’Arianna!
Al ritorno troviamo un altro
sentiero scarsamente segnato, ci incamminiamo ma č infinito.
Cosě rinunciamo alla spiaggia
mentre il cielo si apre ma non del tutto perché sul ghiacciaio rimane una
nuvola che copre la cima.
Surprise! Poco dopo sulla strada
troviamo l’indicazione per una comoda deviazione fino ad un comodo parcheggio
che ci conduce nella zona di Dritvík e all’insperata e agognata spiaggia di
Djúpalónssandur: potevano dircelo prima!
Un breve giro e una foto ricordo
con le curiose quattro “pietre da sollevamento” usate per misurare la forza dei
pescatori locali, da “superfluo” a “gracile”, da “media forza” a “piena forza”.
Ripartiamo verso la scogliera di
Ţúfubjarg che troviamo involontariamente notando dapprima i due pilastri
rocciosi di Lóndrangar per poi scoprire di essere a picco sul mare con una
miriade di uccelli appollaiati lě sotto.
Proseguiamo fino ad Arnastapi,
villaggio ai piedi dello Stapafell, una montagna dominata da un plinto
naturale; un’occhiata al porto, non proprio pittoresco come indicato dal
programma, e alle scogliere fra cui l’imponente arco circolare detto Gatklettur.
Nei pressi c’č la
rappresentazione in pietra grezza del semidio Barđur Snćfellsás che, secondo la
leggenda, dimora nello Snćfellsjökull e ne č il protettore, e lo protegge bene
perché la cima continua ad essere coperta dalle nuvole.
Una sosta a base di cioccolata
calda e torta che sa di cannella in un’accogliente caffetteria dove le cameriere
carine non mancano!
Continuiamo sulla sponda
meridionale della penisola che, dopo il cratere Buđaklettur e il campo di lava
vicino a Buđir, diventa un’immensa zona agricola priva di alcun interesse.
Finalmente giungiamo ai campi di
lava del Gullborg e dell’Eldborg dove ammiriamo la piů estesa formazione di
colonne basaltiche dell’Islanda, Gerđuberg, e dei simpatici crateri attigui.
Passiamo la piana del Mýrar fino
a Borgarnes, localitŕ costiera che si estende su una penisola per 2 Km ma che
offre ben poche emozioni.
Infine ci dirigiamo verso
l’interno per raggiungere il “Fosshótel Bifröst” situato vicino al lago
Hređavatn e, soprattutto, ai crateri di Grábrók e Grábrókarfell che meritano
una scalata sulla vetta.
Dalla cima si gode, seppur disturbati
dal forte vento, di una stupenda panoramica sui campi di lava, l’hotel e i
rilievi circostanti fra cui svetta il Baula che sembra un vulcano ma non lo č.
L’hotel offre una postazione
Internet e ne approfittiamo, navigando un po’, per sapere cosa č successo in
Italia durante la nostra assenza; soprattutto ci interessa il mercato sportivo.
Cena in un piccolo ristorante
sotto il vulcano dove assistiamo ad una specie di usanza islandese con alcuni
astanti che salutano con sonori e poco signorili ruttini (?). Le solite partite
a carte accompagnano l’arrivo della notte mentre il sole disegna incredibili
ombre con la sua notevole luce.
A causa di ciň siamo costretti in
camera a murare la finestra con tutti i cassetti a disposizione nella stanza
per poter avere un po’ di auspicato buio.
14/07/2000 Venerdě 14°
Giorno
Bifröst – Reykjavík
Č una bella giornata, ideale per
guardarsi attorno e ammirare i panorami che ci circondano ma ormai la vacanza
volge al termine.
In mattinata visitiamo la zona di
Reykholt e le sue meraviglie.
Prima tappa č la sorgente d’acqua
calda piů potente d’Islanda, Deildartunguhver, dove l’acqua a 100° C esce dal
terreno alla velocitŕ di 200 litri/Sec: impressionante vedere l’acqua e tutto
il vapore che crea avvolgere la roccia da cui questa sorgente sfiata. Pericolo,
non va!
Continuiamo passando il paese
fino a giungere alle cascate di Hraunfossar e Barnafoss. La prima sembra
sgorgare direttamente dalla lava che affianca il fiume Hvitá con una serie di
piccole cascatelle mentre la seconda, poco piů a monte, nasce da una
strozzatura del fiume e forma una serie di tumultuose rapide.
Il panorama č dominato sullo
sfondo dal grande ghiacciaio Langjökull e dal piccolo Eiriksjökull, per tentare
di immortalarli superiamo la fattoria di Húsafell fino ad un ponte sul Hvitá ai
margini di un altro campo di lava.
Ritorniamo sulla strada circolare
e a Borgarnes dove attraversiamo il Borgarfjörđur per dirigerci verso Akranes;
in mezzo al mare notiamo la grandiosa, e oggi serena (mannaggia!), cima dello
Snćfellsjökull che domina lontano, lontano.
La cittadina di Akranes forma una
penisola che divide i due fiordi e dal faro si puň vedere abbastanza bene sia
Reykjavík che lo Snćfellsjökull.
Sosta pranzo con 4 ciambelle
dolci e rifornimento, quindi siamo pronti per transitare nel moderno tunnel
sotto il fiordo Hvalfjörđur (1000 Ikr).
Da lě č un attimo raggiungere la
capitale e districarsi con la piantina per trovare la strada per l’hotel che č
lo stesso della prima notte, lo “Sjómannaheimiliđ Örkin”.
Stavolta le camere sono serie e
decisamente migliori della volta precedente, ci sono i servizi e c’č anche una
dependance rialzata.
Visto l’ora, primo pomeriggio, e
il tempo, sole e variabilitŕ, decidiamo di andare alla “Laguna Blu”, unica metŕ
veramente turistica di questo viaggio.
Ci dirigiamo quindi verso
Keflavík lungo la penisola di Reykjanes in mezzo ad infiniti e, ormai, consueti
campi di lava fino a raggiungere, nei pressi della centrale idroelettrica e
geotermale di Svartsengi, questo particolare stabilimento, un grande stagno di
colore azzurro formato dalle acque riscaldate e defluite dall’impianto attiguo.
Č fuori dal mondo la visione che
si ha immersi in quest’acqua calda fra fumi di vapore, cumuli di lava e i
soffioni della centrale sullo sfondo; č comunque piacevole scorrazzare per
tutta la laguna trovando anche il modo di fare una sauna e soffrire
dell’impatto con l’aria esterna che appare molto piů fresca di quanto sembri
nonchč, ogni tanto, di quello contro le rocce del fondo.
Torniamo a Reykjavík per cenare,
dopo molti tentennamenti sulla scelta del locale, a base di pesce al ristorante
“Skólabrú”, elegante e caro, come alla fine tutto quel che c’č in Islanda.
Da segnalare, inoltre, la
disinvolta ordinazione di acqua come bevanda, la seguente sparizione dal tavolo
di quasi tutto ciň che vi era sopra, la
simpatica pantomima dei camerieri all’arrivo dei piatti e, soprattutto, la
bella cameriera!
Un giro nella parte vecchia della
capitale, tre isolati in tutto (?!?), per vedere il nuovo, fin troppo moderno,
municipio, il Ráđhús, sulle sponde del laghetto Tjörn, la piazza Austurvöllur,
piena di fiori, dove si affacciano l’Alţing, il parlamento, e il Dómkirkjan, il
duomo.
Accanto al centro c’č l’aeroporto
cittadino. Ci si accorge facilmente di ciň dal rumoroso passaggio a bassissima
quota degli aerei.
Domina il panorama di Reykjavik
l’avveniristica e fin troppo appariscente Hallgrímskirkja, chiesa che riprende
il fenomeno della lava basaltica; dopo una breve visita raggiungiamo un punto
panoramico sulla cittŕ dato dal moderno complesso Perlan, un cupolone sopra ai
serbatoi d’acqua di Öskjuhliđ dove all’interno c’č un ristorante girevole (dal
quale stiamo per essere risucchiati) e un geysir artificiale mentre all’esterno
si ha una vista completa della cittŕ.
Ritorno all’hotel per le ultime
partite a carte e l’ultima lucente notte islandese.
15/07/2000 Sabato 15°
Giorno
Reykjavík – Keflavík – Milano
Ultimo giorno e per fortuna che
alla “Laguna blu” ci siamo andati ieri. Infatti, oggi c’č un tempo da lupi con pioggia
e soprattutto un vento fin troppo impetuoso.
Prendiamo la situazione con molta
calma, colazione, ci guardiamo in TV le prove della Formula 1 e poi un veloce
giro per gli ultimi acquisti approfittando di un attimo di sosta della pioggia.
Sistemato anche lo shopping
abbiamo tempo per vedere uno spettacolino semi improvvisato di alcuni ragazzi
in una piazzetta del centro anche sotto la pioggia che riprende con vigore.
Č tempo di fare l’ultimo pieno e
riconsegnare la macchina, tutto OK, e aspettare alla sede dell’agenzia il
trasporto per l’aeroporto di Keflavík.
Le ultime “surprise!” del viaggio
sono l’attacco di un simpatico carriolo, lasciato chissŕ dove, al pullmino e il
cambio volante del pilota a metŕ strada verso la meta finale: il figlio di
Ermete Bottazzi lascia il posto ad un guidatore un po' strano ma piů prudente e
lento.
All’aeroporto riscossione nel
cambio valuta di dollari americani, raccolta degli ultimi spiccioli per
l’acquisto di una tavoletta di cioccolato e normale ritardo in partenza; si
rivedono facce e comportamenti italiani, uno su tutti lo sprinter Capozzo che
con uno scatto imperioso riesce a soffiarci da sotto il naso la nostra (!?!)
poltrona d’attesa.
Volo tranquillo con un’occhiatina
alle hostess, che non fa mai male, e conquista dell’ormai insperata bottiglia
d’acqua islandese con relativa etichetta.
Alcuni svolazzamenti su Malpensa
2000 prima di atterrare e solita routine da sbarco fino alla navetta che ci
porta al parcheggio per ritrovare la macchina e sistemarne dentro i nostri
bagagli, che puzzle!
Viaggio tranquillo sotto una luna
piena e, soprattutto dopo 15 giorni di luce ininterrotta, al buio di una
normale notte italiana.
16/07/2000 Domenica 16°
Giorno
Milano – Bologna
Arrivo a “casa, dolce casa” verso
le 3 di domenica mattina, č finita ragazzi, Av Salut!