“Mari e Monti – Corsica 2002”

 

 

21/07/2002       Domenica    1° Giorno

Bastia – Calvi – Calenzana

Il ritrovo dei sette partecipanti è fissato nel pomeriggio a Bastia dove sono approdati i traghetti provenienti da Piombino (Davide, Andrea, Marco, Roberto, Tania) e da Genova (Fiorella, Diana). L’incontro è alla stazione marittima e con gli zaini in spalla ci si trasferisce alla piccola e strana stazione di Bastia dove si appoggiano i bagagli nell’atrio. E’ ancora presto per il treno che partirà dopo le 17 e allora si approfitta per fare un breve giro della città, anche grazie a Marco che si sacrifica a rimanere a guardia della roba dentro quel locale iperaccaldato. Si gira un po’, si scambiano le prime chiacchiere e si torna alla stazione pronti a partire per Calvi sul trenino più pazzo del mondo! Due vagoncini, il deposito per gli zaini, una partenza allucinante attraverso una lunga galleria buia che il treno affronta con le luci interne spente. Si piomba nell’oscurità più assoluta nella quale non si vede nemmeno chi ci è seduto accanto e si sente solo il rumore assordante del treno che rimbomba nel tunnel e rientra dai finestrini aperti per combattere il caldo afoso. E’ solo l’aperitivo di un viaggio di tre ore che sembra più un passaggio sulle montagne russe che un tragitto ferroviario. Il treno avanza a velocità sostenuta che a volte appare quasi folle quando affronta curve secche deviando solo all’ultimo momento, dando la netta impressione di deragliare e volare nella scarpata. Le porte tipo autobus sono aperte ed ogni tanto l’improbabile convoglio si ferma inspiegabilmente in mezzo al nulla per scaricare, a richiesta, uno o due passeggeri e il loro bagaglio. Sui sedili rigidi si rimbalza che è un piacere e sembra di stare sul tagadà del luna park: la schiena ringrazia! In qualche modo si arriva a Calvi ammirando comunque un panorama selvaggio e già affascinante. Qui possiamo toccare con mano i primi segni della perfetta organizzazione di Fiorella, trovando due taxi che ci aspettano e in breve ci portano a Calenzana, nostro primo punto di riferimento dal quale, dopo aver dormito in un gite pulito e onorevole e mangiato in un locale tranquillo, partiremo per il nostro trekking l’indomani mattina. Andrea sorprende subito tutti andando a correre per circa mezz’ora dopo la cena quando, a mezzanotte, tutti si apprestano ad andare a dormire!

 

22/07/2002       Lunedì       2° Giorno

Calenzana - Bonifatu

Eccoci pronti al primo giorno di trekking. Intanto ci diamo un tono facendo colazione al bar GR20, quasi come se fossimo pronti ad intraprendere il più famoso percorso della Corsica, molto più complicato del nostro. Comunque il primo tratto di oggi è comune fra i due itinerari, quindi…..

La colazione non è male, integrata da croissant comprati nella panetteria del paese. Poi si parte!!

La prima salita viene affrontata con entusiasmo, pure troppo! Il percorso è subito interessante anche se al culmine dell’ascesa ci accoglie il cadavere di una mucca gonfia e con un buco sulla pancia; qualcuno teme che sia un cattivo presagio per il nostro trekking appena iniziato. Infatti, sotto un sole cocente e a picco, c’è subito un primo intoppo con Tania che, dopo una breve sosta, ha un accenno di svenimento. Ma Diana, il nostro medico, la soccorre e con un po’ di Polase risolve in breve la situazione spiacevole e si riparte sullo sterrato assolato. Ecco però che ci corre in soccorso quella che sarà una caratteristica di questa prima parte di trekking: un fiume limpido e fresco, il torrente Figarella,che ci accoglie nelle sue acque e ci dona una bella sosta rinfrescante e tonificante. Si prende il sole, si mangia qualcosa e si approfitta per fare subito il primo bagno. Davide, Roberto, Diana e Tania risalgono il torrente seguendo una coppia che parte addirittura con gli occhialini: che ci sarà mai? Ecco dietro i massi una bella pozza d’acqua dove un allegra famigliola stava passando tranquilla la giornata. Arriviamo noi ad immergerci e disturbiamo un po’ anche se il ragazzo della coppia che ci ha fatto da apripista si supera facendo lo “sborone” con gli occhialini, nuotando nella pozza di 7-8 metri come in piscina e facendo addirittura le virate contro le rocce! Roberto inaugura subito la filosofia del sasso da abbracciare e viene seguito da Tania.

Poi si riparte non dopo aver assistito al primo incidente tecnico (rottura del tappo della borraccia di Diana: chi sarà stato?). La salita verso il punto di arrivo della tappa è dura ma Bonifatu ci appare in tutta la sua bellezza, con alberi maestosi e il ruscello ancora splendido. Una fontana alla quale abbeverarci ci ristora anche se per la prima volta incappiamo nello sport nazionale della Corsica: le bocce!! Giocatori instancabili si ostinano a giocare e bocciare praticamente contro i nostri zaini: grazie ragazzi!! La camerata è piccola e il caldo tanto. Abbiamo una ospite che ci accompagnerà anche per alcune tappe successive: la Signora, donna francese strana e poco avvezza alle docce. La cena ci riconcilia con tutto come la colazione della mattina successiva. Questo rifugio sarà uno dei posti nei quali mangeremo meglio.

 

23/07/2002       Martedì     3° Giorno

Bonifatu – Tuarelli

Dopo un ottima colazione (c’erano anche succo d’arancia e croissant) si parte affrontando con calma la salita che sembra la parte più dura della tappa. Passando in una splendida foresta saliamo concentrati ma tranquilli fino ad arrivare in quota. Qui ci rilassiamo (troppo!!) sdraiandoci, mettendo ad asciugare al sole le magliette sudate, mangiando e qualcuno schiaccia anche un pisolino. Arrivano altre persone tra i quali tre svizzeri (individuati prontamente da Fiorella) con i quali scatta un allegra pantomima: uno dei tre, in piedi sulle rocce, fischietta il tema musicale del film Il buono, il brutto e il cattivo e Davide replica facendo squillare la suoneria del suo cellulare che è proprio quella colonna sonora!! Grasse risate (insomma…)!! Andrea improvvisamente parte ed abbandona tutti asserendo sicuro di aver sentito l’acqua di un torrente al quale vuole andare a riempire la borraccia ormai vuota. Chissà che cosa avrà sentito: il torrente lo raggiungeremo solo a fine tappa, a Tuarelli, dopo 3, 4, perfino 5 ore di cammino per gli ultimi ad arrivare!! E’ una vera tappa marathon, la discesa non finisce più, l’acqua scarseggia. Andrea raggiunge la meta alle 14 e si getta letteralmente su due caraffe d’acqua!! Davide arriva alle 15, si spara un gelato (un cornetto nuovo modello, tenero, lanciando un vero cult della vacanza: il gelato “mollo”che prenderà piede alla grande. Si può dire che si avrà una divisione fra due scuole di pensiero: da una parte Marco e Andrea seguaci del Calippo, dall’altra Davide e Diana seguaci del gelato “mollo” con Tania leggermente ondivaga fra le due filosofie!)  e un succo (pantomima con la barista su come si dice pompelmo in italiano: “Sta scritto sulla bottiglietta del Pago” fa notare Davide, e la barista si stupisce che il Pago sia italiano!) e si butta nelle acque splendide del torrente fango dove Andrea alberga da un po’. Verso le 16, mentre Andrea e Davide sono di nuovo al bar a bere, arriva Marco che si esalta, dà cinque a tutti e poi si getta nel fiume in mutande! Circa mezz’ora dopo arriva Fiorella che, stravolta, cerca subito la camerata e la doccia. Verso le 17 arrivano Roberto, Tania e Diana con delle facce che parlano da sole. Si riprendono poco dopo facendo pure loro il bagno nel torrente. La gite è scarsa, la camerata stretta e sporchina, con un letto cadente, i bagni sporchi, la cena discutibile e lenta. Il padrone del posto è un vero sborone con una Ferrari fiammante mentre gli operatori sono quasi tutti algerini e usano modi decisamente poco gentili, soprattutto la mattina dopo a colazione. Il torrente è molto bello, illuminato anche di notte, ma è anche pieno di zanzare che lasceranno i loro segni un po’ a tutti, soprattutto a Diana che li avrà sulle gambe per quasi tutto il trekking. Fa la sua comparsa anche il mercuro-cromo per curare le prime vesciche del trekking. Per la prima volta escono le carte e Andrea, Marco e Davide intavolano qualche partitina prima di andare a dormire.  

 

 

24/07/2002       Mercoledì   4° Giorno

Tuarelli - Galeria

L’algerino dà il meglio di sé nella colazione esordendo con l’annuncio della mancanza del latte che, pare, arriva qui solo il mercoledì. E’ mercoledì ma forse ancora troppo presto, boh! Ripieghiamo sul the che viene servito in tazze di vetro con l’aggiunta del suo dito che tiene immerso regolarmente nella bevanda mentre la porta al tavolone di legno della veranda. Poi si scatena in un isterica pantomima quando un turista tedesco (o inglese?) gli chiede un po’ di latte per macchiare il the. L’algerino lo prende in giro per il suo francese raffazzonato domandandosi se per caso vorrà dell’aglio e mima di strofinarselo addosso per poi andarsene imbestialito. Il povero turista, ignaro del tutto, rimane in fiduciosa attesa del suo latte fino a quando, impietositi, non gli chiariamo la faccenda. Si lascia Tuarelli dopo altri due mezzi scontri con il simpaticone algerino (uno sul pagamento e uno sul nostro  rumore che impedirebbe ad altri ospiti di dormire) e ci si inoltra in un bel sentiero che costeggia il torrente Fango. Il gruppo si divide quasi subito quando Tania, Diana, Davide e Roberto, attardatisi per qualche foto, vengono attratti dalle placide acque limpide che scorrono su graniti rossi e non resistono alla tentazione di un bagno mattutino. Ci si tuffa nell’acqua fresca, si nuota, ci si dedica alla pratica filosofica del sasso da abbracciare (la difficoltà sta nell’intuire quale sasso vuole essere abbracciato; dopo è una passeggiata…), ci si riveste e si riprende il cammino mentre ormai Andrea, Marco e Fiorella sono molto avanti e non contattabili telefonicamente. Arrivati a Ponte Vecchiu si trova un bar-ristorante che sta aprendo e si decide di fermarsi visto che è quasi mezzogiorno. Ottimo panino, coca cola e succo di frutta tutto accompagnato dalla musica ribelle degli Inti Illimani della Corsica.

Si prosegue poi verso Galeria seguendo per un lungo tratto la strada. Poi il sentiero diventa bastardo e allunga il percorso facendoci risalire un monte invece di aggirarlo.Una mucca ci blocca il sentiero rimanendo comodamente seduta fra gli alberi: dobbiamo fare un po’ di rumore per farla spostare. Il caldo aumenta e qualcuno accusa dei piccoli scompensi e ci vuole una sosta sotto gli alberi durante la quale Roberto ci erudisce sui coatti romani e sui loro usi e costumi. Si riparte e si raggiunge Galeria per fermarsi nel giardino del bar della chiesa a mangiare un gelato. La gite è ottima, pulita, con camere spaziose (ci sistemano in due camere da sei e siamo quattro in una e tre nell’altra) e letti grandi. Dopo un bagno alla spiaggia del porto, affollata di barche, ritorniamo alla gite dove la cena che ci aspetta è sontuosa: teglia di lasagne fumanti (buone!!) e creme caramel! Per Diana la vegetariana spunta una terrina di spaghetti al pesto.Riappare l’inquietante Signora che già nel pomeriggio si era materializzata dal nulla sul sentiero davanti ad Andrea e Marco: continua ad emanare uno sgradevole odore, non mangia e sparisce quasi subito. La giornata termina di nuovo al bar della chiesa con birra finale e ritorno alle camere per una dormita tranquilla visto che la mattina dopo saremo fermi qui. 

 

25/07/2002       Giovedì      5° Giorno

Galeria

Si rimane a Galeria per la prima giornata di mare. Anche la colazione è buona e abbondante. Inoltre la lavatrice ci permette di lavare molte nostre cose (tra le quali il fatidico “calzino chimico” di Tania, estremamente tecnico e dal costo di 17 €,  mai cambiato nei tre giorni di trek!!) e quindi di rimpinguare le nostre scorte di vestiario. La giornata trascorre tranquilla e in pieno polleggio alla spiaggia più lontana dal paese dove Marco si esibisce nella costruzione di una simil-tenda con il telo da mare. La pineta retrostante, anche se abbastanza piena di escrementi di mucche, serve per ripararsi dal sole cocente. Il mare è molto mosso e non si riesce a fare il bagno. Andrea ci prova lo stesso e, dopo essersi messo cuffia e occhialini, cerca di saltare un onda enorme che invece lo ribalta e lo respinge. Riemerge provato, con gli occhialini di traverso, e afferma che per oggi ha già dato! La pineta serve anche per trovare un angolo riparato nel quale fare i propri bisogni. Diana si apparta proprio per questo ma ritorna velocemente e un po’ spaventata verso il gruppo per l’incontro ravvicinato con un uomo nudo che spunta dai cespugli mentre lei tenta di fare pipì. Da dove arrivava l’uomo nudo? Cosa faceva là in mezzo? Queste domande rimarranno insolute e ci accompagneranno per il resto della giornata. Il pomeriggio prosegue con un giro in canoa sulla parte finale del fiume Fango che sbuca a Galeria dopo essersi ingrottato. Le canoe sono doppie e le coppie, vista la non partecipazione di Fiorella, sono le seguenti: Andrea e Davide, Tania e Diana, Roberto e Marco. Le ragazze si impegnano al massimo, vogano bene ma danno tutto e escono un po’ provate anche se non lo ammetteranno mai. Davide e Andrea dominano il mezzo inventando manovre spettacolari mentre Roberto e Marco privilegiano l’andatura calma e lenta anche se alla prima manovra si impigliano ingloriosamente fra i rami degli alberi che stanno sulle rive del fiume. Il divertimento è comunque assicurato per tutti anche se nell’ora di navigazione gli animali promessi non si fanno vedere se si eccettua 2-3 uccelli e una famigliola di polli d’acqua.

Si ritorna alla gite tranquilli: l’inquietante Signora è ripartita alla mattina lasciando dietro di se una scia inconfondibile (non l’incontreremo più; c’è chi dice che sia una donna manager che per le vacanze rifiuta ogni contatto con la civiltà proprio per contrasto con la vita di tutto l’anno e che abbia come modello da imitare Nancy Reagan….chissà!!),Andrea va a correre e rischia di essere aggredito da un cane mentre al ritorno viene assalito dai bambini dei gestori, la cena è di nuovo ottima e differenziata (moussaka per tutti tranne Diana che si mangia l’ennesima terrina di spaghetti al pesto e Davide che su richiesta ottiene una paella), Marco offre una bottiglia di vino bianco che rallegra la serata aumentando il grado di socializzazione. Poi tutti al baretto a gustarsi un'altra birra corsa. 

 

26/07/2002       Venerdì     6° Giorno

Galeria

Ancora fermi a Galeria per un'altra giornata di mare dopo la colazione sempre soddisfacente.

La giornata è molto assolata ma anche caratterizzata da un fortissimo Mistral che infastidisce un po’. Ancora polleggio sulla spiaggia di ieri con maggiore permanenza all’ombra della pineta, qualche partita a carte e letture varie. Roberto ci spiega i suoi due incubi per il futuro: il metabolismo rallentato e la disidratazione cellulare! Spiega anche come “allena” il suo metabolismo giocandogli anche scherzi notevoli, facendo in modo che lui (il metabolismo) si aspetti sempre cose diverse da quelle che poi lui (Roberto) gli propina!! Si tenta poi di trovare una barca che ci possa portare a Girolata il giorno seguente per evitare la tappa a piedi. La scusa ufficiale è quella di gustarsi dal mare la riserva naturale di Scandola ma in pratica si vorrebbe scansare lo scavalcamento del promontorio che divide Galeria da Girolata. La sera ancora buona cena (agnello arrosto) con spaghetti al pesto per due (Diana e Fiorella) e solito antipasto con insalatona. Andrea e Marco intrattengono il gruppo con una pantomima su una certa grande invenzione di Marco per essere meno pesante il giorno dopo, senza però svelarla: la mattina si scoprirà l’arcano!

 

 

27/07/2002       Sabato      7° Giorno

Galeria - Girolata.

 

Ci si alza presto come consigliato dai gestori del gite in modo da affrontare la salita all’ombra o comunque con il sole che non picchia ancora pienamente. Due novità alla partenza: l’invenzione di Marco e Andrea che si trasforma in sherpa. Marco è effettivamente più leggero: ha tagliato la maglietta sopra l’ombelico e viaggia ora con questa mezza maglia che, sostiene, lo rende meno pesante e gli permette di sudare meno. Andrea viene in soccorso a Diana e Tania accollandosi un bel po’ di roba loro che viene sistemata in una borsina che lui fissa sopra lo strano zaino con il trolley che lo accompagna, con le ruotine e uno schienale duro che gli sbatte sulla parte terminale della schiena (scelta sbagliatissima!!). Da qui in poi sarà sempre così e le due signorine viaggeranno più leggere! Il percorso è molto panoramico con splendide visioni delle rocce rosse della riserva di Scandola, la salita affrontata alla mattina presto non è così dura mentre la discesa sgretola un po’ il gruppo che si fraziona. Davide, Tania e Andrea davanti, poi Marco, Diana e Fiorella e più indietro Roberto. L’arrivo a Girolata è splendido anche se purtroppo molte barche rovinano la splendida insenatura. Dopo l’immancabile sosta al bar ci si trasferisce in una spiaggetta molto carina, con un acqua splendida. Roberto, ripresosi da un leggero adombramento per essere rimasto isolato, e Andrea si confondono sulle rocce che hanno lo stesso colore marrone dei loro corpi abbronzati, Marco si rintana in una cuccia strana rimanendo per lunghi minuti nascosto sotto il telo che gli si appoggia sulla testa e lo ricopre tutto, Fiorella inizia la sua raccolta di termini italo-bolognesi. I bagni sono molti anche se poi dei maragli italiani con un grosso natante arrivano a disturbare la quiete della zona tentando uno strano ancoraggio alle rocce antistanti. Purtroppo la gite non è all’altezza del mare e del posto. I capanni sono piccoli, caldi  e sporchi, con letti minimi nei quali si fatica anche solo a girarsi, le zanzare imperversano, le zone fra i vari capanni sono piene di cacche di mucche e cani, le docce sono pochissime e i bagni molto discutibili, soprattutto i lavandini. Gira anche qualche topo e altri animali non identificabili. La cena non è buona; dopo una zuppa di brodo di pesce viene servito un qualcosa che ci viene spacciato per tonno ma è fangoso e il sapore è melmoso. Ci si rifà ad un bar sulla baia con una birra e la prima serie di partite all’amico del giaguaro, gioco sconosciuto ai non bolognesi ma che diventa il gioco principale della vacanza.

La notte è terribile, non si chiude quasi occhio e alle prime luci dell’alba siamo già tutti in piedi, ansiosi di uscire dal bungalow e respirare un po’ di aria fresca. 

 

28/07/2002       Domenica    8° Giorno

Girolata - Curzu

Girolata è splendida la mattina presto, senza barche e senza turisti. La lasciamo fotografandola da ogni lato e ammirando il mare calmo e azzurro, le rocce rosa che la contornano, il verde della macchia mediterranea che costeggia la spiaggia. La mattina scorre tranquilla, con una sosta per un bagno nella spiaggia di Tuara dove l’acqua è ancora piuttosto fredda. Si sale fino al passo dove si incrocia la strada e ci si ferma al bar a rifocillarsi, chi con un panino, chi con un cornetto morbido, chi con una bibita fresca. Alla ripartenza ad un orario terribile (mezzogiorno in punto!!) succede un fatto annunciato già dalla mattina ma che non si pensava che potesse avverarsi. Marco e Diana abbandonano il sentiero e la compagnia per scendere a Curzu lungo la strada, cercando anche di sfruttare qualche passaggio facendo l’autostop (che poi funziona a pochi chilometri dalla meta quando vengono caricati da una Twingo). Invece Davide, Tania, Andrea, Fiorella e Roberto si avventurano lungo la salita terribile anche perché affrontata a quell’ora infame. Il caldo è enorme ma lentamente, con due soste rigeneranti, si arriva in vetta e comincia la discesa piuttosto ripida che ci porterà a Curzu. L’arrivo al paesello è da gag. Il sentiero ci porta verso alcune case ma il passo ci viene sbarrato da due cani il cui padrone esce da una casa a riprenderli e intavola una discussione buffa su Schumacher e la Ferrari, sull’Italia e la Francia. Poi gentilmente ci riempie le borracce di acqua per poi svelarci di essere già arrivati a Curzu che noi pensavamo di non aver ancora raggiunto. Ci saluta ridendo e dandoci l’idea di essere un po’ ” allegro”. La gite è carina anche se ci imbattiamo in una coppia di francesi (con bambina) che si comportano un po’ maleducatamente (soprattutto la donna) e due torinesi che già avevamo visto a Galeria con uomo antipatico e un po’ “fenomeno”. La pulizia e l’ordine regnano sovrani e anche la cena è abbastanza buona anche se lo spezzatino è duro da digerire e Diana non viene capita nella richiesta di menù vegetariano e le viene servito del pesce! Passeggiata serale al vicino paese di Partinellu dove c’è un bar al quale ci sediamo e prendiamo da bere; Tania, Diana e Fiorella si fanno servire un infuso strano che comunque non porta ad effetti collaterali come temuto in un primo tempo. Il ritorno alla gite è particolare, lungo la strada completamente buia, cercando di evitare buche, cacche, mucche che si muovono ai bordi della carreggiata e macchine che ogni tanto ci incrociano. Per fortuna Marco non ha rinunciato ai suoi sandali di gomma da tedesco con il solito calzino bianco (fortemente criticato in precedenza!) che serve a tutti come riferimento nella notte buia per evitare di uscire di strada.  Appena a letto cede una doga del letto di Roberto che viene costretto a traslocare in un altro giaciglio comunque comodo e la notte trascorre senza altri intoppi.

 

29/07/2002       Lunedì       9° Giorno

Curzu - Serriera

La tappa è breve e anche abbastanza insignificante. Verso metà del cammino Andrea si lancia in una nuova teoria scientifica sulle formiche, che qui in Corsica abbondano e sono anche piuttosto grosse. Osservandone un vasto gruppo sul terreno ci spiega come, se si guarda bene, si possa notare che qualcuna lavori effettivamente (rispettando la nomea di grandi lavoratrici…) ma gran parte di loro facciano solo del casino! Bisognerà interpellare Piero Angela!! Poi comincia a denunciare problemi con lo strano ed inadeguato zaino che si è portato dietro per cui saluta tutti, accelera e va ad aspettarci in spiaggia. Noi continuiamo tranquilli ed arriviamo presto (verso le 13) alla gite U Me Mulinu di Serriera. L’impatto è allucinante! Prima faticano a riceverci, fingono di non trovare la nostra prenotazione, dicono che sarebbe per 6 invece che per 7; poi ci dicono che non possiamo lasciare i nostri zaini dentro e che li dobbiamo abbandonare all’aperto, non possiamo usare i bagni. Il posto ci pare bruttino, quasi una stalla, da un orto vicino un tipo alla Pacciani ci osserva e sembra non promettere nulla di buono. Infatti!! Marco cerca un posto dove riempire la borraccia ma ritorna subito dagli zaini dove siamo anche noi. Un energumeno tipo naziskin ci assale a male parole dicendo di piantarla, di non entrare nelle camere dove c’è gente che dorme. Fiorella azzarda un “Mamma mia..” che provoca un’inconsulta reazione nel tipo stressato che inizia a sbraitare, ad urlare e a minacciarci con il dito teso nemmeno fossimo in un lager. Questa reazione assurda ci fa decidere velocemente di farci ridare l’anticipo versato da Fiorella e di abbandonare quel posto insulso, non sottostando ad un trattamento vergognoso, incivile e violento. Ci spostiamo in un vicino albergo dove prendiamo delle camere, spendendo di più ma assicurandoci almeno la tranquillità. Poco dopo incontriamo la coppia di Torino che è stata anche lei respinta dall’energumeno che ha detto di essere al completo quando gli avevamo appena liberato 7 posti! Che odiasse gli italiani? Chissà!! Le ipotesi si accavallano: sarà un terrorista corso, avrà un carico di armi da nascondere, nella notte saremmo stati aggrediti da lui e da Pacciani ecc.

Per riprenderci dall’accoglienza simpatica, ci diamo alla pazza gioia!! Raggiungiamo la spiaggia dove c’è già da tempo Andrea che staziona su un grosso masso, ci sediamo ad un ristorante vista mare e decidiamo di pranzare con insalate e pesce. Davide prende, azzardando la scelta, un piatto di spaghetti ai frutti di mare tra lo scetticismo generale sullo stato della pasta. Surprise! Arriva un piattone di circa 250-300 grammi di pasta cotta benissimo, piena di frutti di mare e di pomodorini freschi; insomma, una bontà che riscuote l’invidia quasi generale e che scatena subito l’idea di replicare a cena!Le ragazze si deliziano con il cameriere muscoloso che indossa i pantaloni a vita bassa dai quali escono i boxer firmati. Sulla spiaggia si prendono pure due ombrelloni, Diana e Tania si concedono due lettini imbottiti, si fa un giro con il pedalò arrivando fino di fronte a Porto. La sera cena sempre nello stesso posto dove si era pranzato. Stavolta le porzioni di spaghetti sono un po’ più scarse e al posto dei pomodorini appaiono le cozze ma il piatto viene ugualmente apprezzato. Si ritorna all’albergo che aveva pure la piscina (che però non sfruttiamo). La notte si trascorre in letti piccoli, da una piazza e mezzo nei quali si dorme in due. Però il bagno è in camera….

 

 

 

 

 

30/07/2002       Martedì     10° Giorno

Serriera - Ota

La colazione all’albergo non è eccelsa: ci sono i croissant ma il pane è molto duro e difficile da mangiare. La tappa è massacrante, di nuovo una tappa marathon! Si comincia scendendo lungo la strada che va a Porto alla ricerca della “ variante” (dopo questa c’è chi non ne vuole più sentire parlare: vero Roberto?) che viene individuata a fatica e seguita all’inizio con titubanza.

La salita diventa incessante, dritta e interminabile, si sale sempre e il gruppo si sfilaccia. Marco stranamente sfoggia una maglia a maniche lunghe e nella salita gronda di sudore; alle osservazioni degli altri che gli consigliano di rimettere la maglia tagliata lui risponde che sta benissimo perché quello è un tessuto che traspira! Sarà, ma intanto è prossimo allo scioglimento! Andrea (che a sua volta gocciola da far paura e lascia una scia di sudore sul sentiero!! Comunque le grandi sudate sono ormai una delle caratteristiche di questa vacanza e coinvolgono tutti i partecipanti, alcuni dei quali affermano di non aver mai sudato tanto!) e Tania, ormai leggera, salgono rapidi, Davide cerca di fare da guida per il secondo gruppo dettando un ritmo costante ma non esagerato. Poi anche lui si stacca e arriva in vetta dove i due fuggitivi sostengono di essere solo a 600 metri e non ai 910 previsti. Si sale ancora? Sembra impossibile!! Per fortuna non è così e la quota raggiunta è veramente quella massima. Ce lo assicurano una coppia di ragazzi francesi che appaiono qui per la prima volta e che ci accompagneranno per il resto del trekking: i Finti! Coppia strana e inquietante che appare all’improvviso, lei bianchissima e mai sudata, lui un po’ assente…..bah!!

Per un po’ il cammino è splendido, in mezzo ad una bella foresta con grandi e maestosi alberi. Poi c’è una discesa lunga e difficile lungo il Burrone di Aitone (che non si fa con il lattone….) e l’acqua comincia a scarseggiare. Improvvisamente, fra gli alberi, si materializzano i Finti, tranquillamente seduti e per niente provati dal cammino. Mah!!  Il sentiero continua a costeggiare il pendio, sale e scende e Ota non da segni di sé. Davanti il terzetto Andrea, Marco e Tania accelera fino al punto che Tania e Andrea perdono il sentiero e finiscono per scendere più a valle del paese. Davide e Diana procedono insieme e dietro ci sono Fiorella e Roberto. Quando appare Ota l’andatura si fa leggera e veloce e l’arrivo è una liberazione! La gite è carina, c’è anche una terrazza nella camerata. La nostra entrata in massa crea un odore pazzesco nella stanza che però viene lentamente eliminato creando un po’ di corrente e spruzzando il deodorante di Andrea. Il paesino è molto carino, c’è una bella fontana e un negozietto dove Davide compra il miele (ha finito quello preso a Galeria) e Roberto fa l’acquisto del prodotto simbolo della vacanza: un tubetto di latte condensato!! Erano anni che non se ne vedeva uno e la sua presenza viene accolta favorevolmente: non c’è niente di meglio!! Sul sagrato della chiesa si svolgono i soliti match di bocce (una curiosità: le bocce sono di metallo e sono tutte uguali. Chissà come fanno a distinguere le proprie da quelle dell’avversario!), ci facciamo un paio di foto con l’autoscatto appoggiando le macchine fotografiche su un bidone della spazzatura, andiamo a prendere l’aperitivo all’altra gite del paese, la rivale della nostra! Qui effettuiamo anche il “gioco della cassa comune” per risistemare i vari debiti e crediti accumulati da ognuno di noi. Sarà un gioco che si ripeterà quasi ogni sera.

La cena è buona con ottimo cinghiale e spaghetti abbastanza ben cotti da condire con il sugo del cinghiale. Diana non viene capita dalla signora che le presenta i cannelloni al brocciu (tipico formaggio corso) ma con il sugo di carne dicendole che basta toglierlo! Poi però rimedia con una omelette. C’è anche il dolce (creme caramel) e poi si fa un giro alla ricerca di stelle cadenti: qualcuno le vede, qualcun altro no ma pazienza, il letto ci chiama!

 

31/07/2002 Mercoledì 11° Giorno

Ota - Marignana

Buona anche la colazione con chiacchierata finale con la signora Marie che ci racconta dei suoi avi italiani! Si parte e ci si imbatte subito nel primo ponte genovese vicino al quale ragazzi italiani hanno campeggiato per la notte. Dopo il secondo ponte genovese Andrea, ancora martoriato nella schiena dal durissimo sostegno dello zaino, accelera e avverte che ci si vede in vetta, al paese di Evisa. La salita è continua ma abbastanza affrontabile, lastricata e con tanti piccoli tornanti che facilitano la camminata. Numerosi turisti che scendono e il cimitero ci fanno capire di essere arrivati a Evisa, paesino carino ma con un caos notevole: auto, caravan, camper, ingorghi stradali, insomma sembra quasi di essere in città! Troviamo un bar che ci serve insalate e gelatoni e ci permette pure di lasciare lì gli zaini ed intraprendere l’escursione alle cascate di Aitone senza peso sulle spalle. Anche le cascate, raggiunte dopo un sentiero in mezzo al castagneto, sono piuttosto affollate e l’acqua è veramente gelata! Messi i costumi ci sediamo vicini all’acqua e immergiamo i piedi che rischiano il congelamento. Diana si immerge un attimo ed esce subito mentre Andrea e soprattutto Tania fanno un bagno quasi completo. Andrea ne approfitta per lavare in qualche modo le scarpe, facendosele lanciare da Davide e fingendo che casualmente cadano in acqua. Fiorella invece fa un bagno parziale e decisamente non voluto. Tolti gli scarponi si avvicina guardinga all’acqua ma scivola sulla famosa vellutella che la tradisce e le fa mettere il sedere a mollo, bagnandole tutti i pantaloncini! Intanto un bambino grasso compie strane evoluzioni nell’acqua gelida e viene subito soprannominato il leone marino (o la foca). Qualche tuono minaccioso ci fa intraprendere la via del ritorno durante la quale Andrea si ferma a salutare il primo maiale selvatico che incontriamo dalla partenza. Decidiamo di raggiungere Marignana lungo la strada così Andrea può usare il trolley. L’asfalto ci indurisce le gambe e l’ultima salita è abbastanza pesante (anche se, a dire il vero, Marco e Andrea riescono a sfruttare il passaggio di un furgone che li porta al paese senza colpo ferire!!). Arriviamo a Marignana stanchi e la gite è una vera delusione: sporca, brutta, la cena scadente e servita con poco entusiasmo. La passeggiata dopocena viene disertata da Fiorella che, stanchissima, va subito a dormire. Roberto abbandona dopo poco mentre i sopravvissuti entrano nel Cafè des Amis, bar principale del paese, dove prendono un gelato e giocano all’amico del giaguaro mentre al tavolo vicino i locali giocano pure loro a carte. Mitico! La curiosità del paese è un ordinanza del sindaco sul problema degli animali randagi; cani, maiali, mucche vagano incontrollate per il paese e il primo cittadino ordina agli abitanti di porre fine a tutto questo anche a seguito di un increscioso incidente nel quale è stato ucciso un porcino (nel senso del maiale e non del famoso fungo!)

 

01/08/2002       Giovedì      12° Giorno

Marignana – E Case

Anche la colazione è decisamente scadente, con poca roba. Bisogna scaldarsi da soli l’acqua per fare il the e riscaldare anche il caffè e il latte. Questa cosa, unita al sonno che ancora si impossessa di noi, causa un curioso “incidente” quando c’è un equivoco tra Roberto e Diana. Il primo porta sul tavolo il bricco del caffè riscaldato e annuncia che secondo lui l’acqua per il the è pronta, lasciandola ancora sul fuoco. Diana allora prende prontamente le bustine di the e le infila nel bricco che sta sul tavolo: peccato che fosse quello del caffè!! Andrea si accorge del fatto quando vorrebbe versarsi un po’ di the e rimane perplesso nel vederlo così scuro: per forza, è caffè…o almeno lo era! Si parte e subito ci imbattiamo nella carcassa di un auto abbandonata e crivellata di proiettili. Proseguiamo per una tappa che si rivelerà non difficile ma molto lunga, un'altra tappa marathon. Dopo poco succede un incidente tecnico a Fiorella che evidentemente vuole bagnarsi sempre! Comincia a sentire dell’umido nella parte posteriore e scopre che la sua bellissima e tecnicissima sacca-flebo per l’acqua, capacità di 2 litri, ha perso tutto il suo contenuto bagnandole parte dello zaino e di nuovo tutti i pantaloncini. Anche i documenti subiscono l’attacco dell’acqua ma tutto si risolve tranquillamente anche se la sua riserva di liquidi se ne va subito. Il cibo è poco anche se il gestore della gite di Marignana ci ha dato dei croissant che ci sarebbero spettati per colazione ma non erano ancora arrivati. Ci soccorrono un po’ le barrette energetiche di Andrea e Marco (probabilmente dopanti) e una baguette ritrovata provvidenzialmente sul percorso. Di chi sarà? Diana la raccoglie e la esamina decidendo che si tratta di pane fresco e in ottimo stato: insomma, si può mangiare! Qualcuno fa un po’ il diffidente ma poi finisce che tutti ne mangiano dei pezzi di varia grandezza. In questa tappa Roberto sceglie una sua nuova tattica di comportamento procedendo tranquillo con il suo passo immutabile (salita, discesa o piano che sia) ma quasi senza fermarsi mai. Lo analizziamo e scopriamo il motivo più probabile della sua andatura polleggiata: mantenere il suo portamento impeccabile anche nei sentieri montani e con lo zaino addosso. Allora: matita fra le scapole, fogli sotto le ascelle, libri sulla testa, contrazione volontaria dei glutei, addominali contratti e via!! D’altra parte, quello che  conta è l’immagine e l’apparenza!!

Ma il suo aplomb inglese cade all’improvviso quando arriviamo al rifugio di E Case. Ci accoglie un francese antipatico (a proposito, la famosa baguette era sua!! Tania gli comunica che l’abbiamo raccolta e mangiata noi, lui sorride ma si capisce che la cosa gli scoccia: peggio per lui!!) che già avevamo visto a Marignana e che sembra essere il padrone della gite mentre è solo un trekkers come noi. Si presenta con il suo bastone con tibia di mucca innestata, imita il Papa e annuncia che non c’è acqua! Quando arriva la vera proprietaria purtroppo ci conferma l’impossibilità di fare la doccia e che al massimo ci si può sciacquare con un guanto! Qui Roberto perde le staffe, inveisce, minaccia di non pagare, di andarsene senza la colazione dell’indomani mattina, propone subito di ridiscendere al “paese” di Revinda per entrare in una casa e chiedere se ci lasciano lavare o ci danno qualcosa da mangiare.

Fiorella e Diana, stanche, rinunciano; gli altri partono verso Revinda  che si rivela un gruppo di tre case più una chiesetta. Nella discesa Andrea, incitato da Tania, si ferma a dare degli zuccherini ad un simpatico asino fermo in un recinto vicino al sentiero. Fra le case c’è una specie di fontana la cui acqua non si capisce bene se è potabile o meno. Riusciamo ad intortare una signora del posto comprandole del miele; questo ci permette di scoprire che lei è una parente dei gestori del rifugio e di utilizzare la fontana per lavarci. Un signore simpatico, che poi scopriremo essere il gestore della gite, ci permette di usare il tubo per fare meglio una specie di doccia. Marco si lava un po’ la parte superiore del corpo, Andrea rimane in costume da bagno e fa una doccia completa quasi come Tania che non può togliersi anche i pantaloncini a causa di un completino intimo non abbinato (reggiseno bianco e mutandine nere……chissà cosa le direbbe Diana!!), Davide e Roberto si lavano quasi completamente utilizzando il foulard rosso alla Bruce Chatwin di Roberto come una spugnetta. Poi si riempiono le borracce, salvo scoprire poi il giorno dopo la presenza, attaccata ad un albero, di una ordinanza del sindaco che annunciava la non potabilità della fontana; però era di un mese prima e siamo sicuri che il tutto sia stato risistemato con l’uso abbondante di cloro che si nota nelle bottiglie riempite lì.

Tornati al rifugio più rilassati ritroviamo i Finti seduti sul prato, lei intenta a leggere a voce alta e lui ad ascoltarla rapito: teneri o raccapriccianti? Ci sono divisioni in materia….

Il gestore che prima avevamo incontrato a Revinda arriva con le cibarie caricate sul simpatico asinello che poi ci allieterà ogni tanto con il suo ragliare simile alle sirene che annunciano l’arrivo o la partenza di una nave!

In attesa della cena che verrà servita all’aperto, su un tavolone di legno posto in posizione panoramica, assistiamo alla pantomima del massaggio fra Diana e Marco. Quest’ultimo si presenta senza maglietta e lei gli dice che una schiena così meriterebbe un bel massaggio. Prontissimo Marco va nella camerata e ritorna con una strana pomata, un unguento ai trigliceridi per non si sa bene quale male, praticamente impossibile da spalmare e si fa fare il famoso massaggio, tra l’invidia generale anche dei francesi (l’uomo con la tibia sul bastone frigge…) e qualche simpatica battuta. Propone anche di lanciare una specie di trenino del massaggio ma l’idea cade nel vuoto; se non altro riesce a ricambiare il massaggio a Diana, il fortunello!!

La cena non è male, Diana si spara un omelette ai funghi enorme, noi un arrosto discreto anche se non molto abbondante, Roberto spazzola varie porzioni di macedonia. Poi si tenta di giocare a carte introducendo un nuovo gioco altamente scientifico: chili di merda! Ma ancora una volta il francese antipatico si segnala al pubblico protestando per i nostri  rumori alle 21,55 suscitando il nostro stupore ed obbligandoci prima a cambiare gioco (una scala 40 molto meno appassionante) e poi a smettere del tutto. L’indomani verrà biasimato anche dai gestori del rifugio che sono pienamente solidali con noi. La serata termina con un tentativo di osservazione delle stelle cadenti con Davide, Diana e Tania da una parte e Marco da qualche altra parte non ben individuabile, nascosto nel buio della notte (si sentiva la voce ogni tanto ma lui non si vedeva!)

Gli stretti e non pulitissimi letti ci accolgono per la nostra ultima notte in un rifugio.

 

 

02/08/2002       Venerdì     13° Giorno

E Case – Cargese - Aiaccio

Dopo la colazione e una breve chiacchierata con i gestori del rifugio si parte per raggiungere Cargese con un cambiamento sostanziale di programma.Si decide all’unanimità di saltare l’ultima tappa anche perché ci toccherebbe di farla con l’ansia di perdere l’unico pullman che ci porta ad Aiaccio, fondamentale sia per il pernottamento che soprattutto per riuscire a prendere i traghetti il giorno dopo da Bastia. Si scende lungo la strada che da Revinda porta alla strada principale per poi proseguire per Cargese e più precisamente per la spiaggia di Pero dove fare un po’ di mare e poi prendere il pullman alle 15.30. Viene deciso anche di tentare l’autostop e viene dichiarata da Roberto la guerra tutti contro tutti: chi riesce a farsi caricare bene, chi non riesce si arrangi!!

Ci si avvia quindi di buon passo anche perché fino alla strada principale difficilmente passerà qualcuno; è chiaro che i primi che raggiungono la statale hanno più possibilità di essere caricati. Andrea, Marco e Tania si avvantaggiano subito mentre Roberto procede con il suo solito passo. Un altro incidente tecnico succede a Diana che si ritrova con una bottiglia d’acqua che si apre dentro il cupolino dello zaino. Ci si ferma a svuotare quella tasca, a risolvere il problema e poi si riparte con Diana, Davide e Fiorella decisamente attardati rispetto agli altri. Ancora una piccola sosta per permettere a Diana stessa di indossare i sandali al posto degli scarponcini e poi la discesa continua fra chiacchiere sulla politica e i movimenti no global. Un’auto con 3 turisti a bordo ci incrocia ma sta salendo verso Revinda. Dopo un po’ si sente dietro di noi il rumore di un motore e tutti pensiamo a quell’auto di prima che starà scendendo; peccato, loro erano in tre a bordo, noi siamo in tre quindi non ci stiamo. Diana, quasi stancamente, fa il segno dell’autostop e…..surprise!! L’auto non è quella di prima ma quella di una strana coppia francese che pare abbia alloggiato in una casa di Revinda. Si fermano e ci fanno segno di salire, dopo aver sistemato gli zaini nel loro bagagliaio già pienotto. Eccoci per primi su un auto che ci porterà fino a Cargese!! Scendendo incrociamo Roberto che sta facendo il segno per fermare la macchina che, già piena, gli passa avanti mentre noi lo salutiamo. Stessa cosa per gli altri tre che erano molto più avanti. Comunque anche loro arriveranno alla spiaggia di Pero: Roberto portato dal pullman del Club Mediterranee (beh, la classe non è acqua….), Tania e Marco caricati da un signore che si deve fermare per non mettere sotto Marco che gli si para davanti, Andrea di corsa dopo aver lasciato agli altri due lo zaino e stupito il guidatore del mezzo.

Ci ritroviamo tutti a Pero, bella spiaggia con mare limpido e baretto retrostante (la chiave della toilette ha un curioso portachiavi: un paio di guantoni da boxeur a grandezza naturale!)  al quale facciamo varie visite: per bere appena arrivati e poi per pranzare prima di risalire verso il pullman per Aiaccio. Ultime partite a giaguaro e chili di merda e poi si lascia la spiaggia.

Ci sediamo a bere qualcosa davanti alla fermata del bus e ritroviamo i Finti, stavolta un po’ provati. Marco organizza una gag facendo sparire gli occhiali di Diana (con la complicità di Davide giunto in un secondo momento) e poi ci si prepara all’assalto per la conquista dei posti. Il bus è piuttosto pieno ma alla fine i posti ci sono per tutti e il viaggio per Aiaccio è tranquillo fra chiacchiere ed assopimenti vari.

Ad Aiaccio veniamo lasciati al porto e cerchiamo il modo per raggiungere l’albergo che è dalla parte opposta del golfo. Veniamo mal consigliati dall’ufficio turistico della stazione marittima che ci indica orari di bus sbagliati e poi ci fa prendere la navetta per l’aeroporto che alla fine ci costa 4 euro a testa invece di 1,30 euro dell’autobus normale, il tutto per una sola fermata!! Nel frattempo c’è chi ne approfitta per fare qualche acquisto e anche per svenire (o quasi): vero Tania?

L’addetta alla reception dell’albergo è parecchio stronza e intavola una discussione sull’assegno che Fiorella aveva mandato come anticipo, parlando sempre francese quando poi alla fine si scopre che parla un italiano correttissimo. Camere discrete, bagno in camera, doccia rinfrescante e siamo pronti per la cena anche se non riusciamo a trovare posto nel  ristorante segnalato dalla guida. Un altro ristorante ci “crea” il posto sistemando un tavolo in una stradina laterale chiusa: altro che permessi e tasse per l’occupazione del suolo, qui basta spostare all’indietro due piante per guadagnare qualche metro di spazio nel quale collocare uno o più tavoli e il gioco è fatto!!

La cena di pesce è piuttosto cara e non eccelsa anche se alla fine il maitre di origini toscane ci delizia con un digestivo (grappa e menta) della casa e con alcune fantastiche gags, quasi tutte a sfondo sessuale,  tra le quali si ricorda l’imitazione dell’eschimese  che fa pipì! Che comico!!

Il rientro in albergo viene fatto a piedi e si va a dormire molto tardi anche in relazione alla sveglia alle ora 6 che ci aspetta la mattina seguente. Però è l’ultima sera per gran parte del gruppo, quindi….

03/08/2002       Sabato      14° Giorno

Aiaccio – Bastia (St. Florent)

Ci si alza alle 6 e il taxi per la stazione ci aspetta alle 6,20 davanti all’albergo. La colazione la facciamo al bar della stazione poi, fatti i biglietti, ci sistemiamo sul treno che ci porterà a Bastia. Il treno è lento ma più comodo e meno sobbalzante di quello che ci aveva portato a Calvi il primo giorno. Il clima è piuttosto triste perché il gruppo si spezza, perché molti ripartono e c’è l’aria solita di fine vacanza. Dopo tre ore di viaggio arriviamo a Bastia e finiamo per sistemarci ad un bar davanti al porto per pranzare e aspettare la partenza della prima nave che sarà quella per Livorno di Roberto e Diana. Un paio di foto di gruppo e poi i saluti a loro due che salgono sul traghetto. Aspettiamo la loro partenza e ci rimettiamo ad un altro bar in attesa del traghetto per Piombino che ospiterà Marco e Andrea. Di nuovo saluti, di nuovo un attesa per la partenza della nave e poi Davide, Tania e Fiorella (i superstiti) si avviano verso l’ennesimo bar di Bastia nel quale attendere l’ora della partenza del pullman Santini che li porterà a St.Florent e al B&B Sole e Mare nel quale hanno prenotato per le seguenti tre notti.

Termina così questa vacanza in Corsica, splendida per i posti visti e la compagnia avuta!!

Ciao ragazzi, alla prossima!!!